Una batosta sonora
Erdogan sconfitto alle amministrative in Turchia, il tramonto del Sultano
Forse è davvero il tramonto del Sultano. L'opposizione in Turchia ha trionfato alle elezioni amministrative, con il partito repubblicano Chp che diventa la prima forza politica del Paese e si conferma a Istanbul e Ankara, i due centri nevralgici del Paese riconquistati nel 2019 dopo 25 anni. I risultati del voto costituiscono una dura batosta per il presidente Recep Tayyip Erdogan: il leader turco aveva promesso di riportare le due metropoli sotto il controllo del proprio partito e si è speso in una campagna elettorale senza sosta che però non ha sortito gli effetti sperati.
Sono attualmente 10 i punti di distacco a Istanbul tra il sindaco uscente Ekrem Imamoglu e il candidato del presidente, Murat Kurum quando lo scrutinio è ormai oltre il 90%. Un distacco apparso evidente e incolmabile da subito, si attende solo il discorso di Imamoglu per celebrare la vittoria. A differenza di 5 anni fa, il Chp ha vinto anche nella maggior parte dei distretti della metropoli sul Bosforo, riconquistando dopo 30 anni la centralissima Beyoglu.
Peggio è andata per Erdogan ad Ankara, dove il sindaco uscente Mansur Yavas ha bissato il successo del 2019 con un distacco di ben 26 punti sullo sfidante del partito Akp del presidente
"Oggi hanno vinto 85 milioni di turchi, la sconfitta deve essere un punto di svolta per il nostro partito", ha detto Erdogan che ha ammesso la sconfitta: "Le elezioni sono il momento chiave della democrazia, il momento in cui il popolo indica la strada che vuole intraprendere e io ringrazio tutti coloro che si sono impegnati per far trascorre ai nostri cittadini la giornata di oggi nella calma e nella regolarità. In passato abbiamo avuto problemi nel sud est e scontri, pressioni sui cittadini e minacce. Problemi che ormai sono il passato, perché oggi abbiamo dato una lezione di democrazia e di questo tutta la Turchia deve essere fiera. La democrazia è il vero vincitore di oggi".
Il leader turco ha poi sottolineato che il proprio partito tornerà a lavorare duramente per riconquistare le città perse. "Non abbiamo ottenuto il risultato che ci aspettavamo, ora è il momento di fare analisi e agire con coraggio. Negli ultimi 22 anni ci sono state 18 elezioni e abbiamo quasi sempre vinto, questa volta non è andata così, ma in futuro tutto può succedere e questa sconfitta deve essere un punto di svolta. Oggi il vero vincitore è la volontà del Paese".
Gli esperti hanno citato la difficile situazione economica del Paese come motivo del fallimento dell’Akp; secondo le loro previsioni, l’opposizione potrebbe richiedere elezioni presidenziali anticipate. "Pensare che ci sarà un impatto delle elezioni locali su quelle generali non è altro che vuota immaginazione", ha scritto Ucum. "Potrebbero esserci persone che hanno questi sogni, ma il sistema rifiuta tali appelli", ha avvertito il consigliere presidenziale, "penso che coloro che fanno calcoli per le elezioni generali in base ai voti ottenuti dai partiti nei consigli locali non dovrebbero perdere tempo". La Turchia, conclude, "attuerà politiche di riforma in tutti i settori durante i prossimi quattro anni senza elezioni fino al 2028. Il presidente Erdogan guiderà la Turchia verso nuove fasi con la sua leadership nazionale, nella prospettiva di una Turchia forte e indipendente. Nessuno deve avere dubbi". Insomma, non cambierà niente. Almeno per ora.