Sull'orlo del baratro

Attentato a Mosca, la sparizione di Putin per 19 ore: perché ora si teme il peggio

Il mondo teme la reazione di Vladimir Putin: quale sarà la prossima mossa dello zar dopo l'attentato al Crocus di Mosca, costato la vita a oltre 140 persone? Di sicuro, già oggi, domenica 24 marzo, l'offensiva russa in Ucraina è salita di intensità. Non solo: la Polonia ha denunciato la violazione dello spazio aereo di un missile di Mosca.

In mattinata si apprende che Putin, nel corso della prossima settimana, terrà una riunione sull'attacco terroristico con i membri del consiglio di sicurezza russo, la notizia viene rilanciata e confermata dalla stampa locale. E ancora, lo Zar ha avuto un colloquio telefonico con Emomali Rahmon, presidente tagiko, e secondo Interfax nel corso della telefonata i due "hanno sottolineato che i servizi di sicurezza e le agenzie competenti della Russia e del Tagikistan stanno lavorando a stretto contatto per contrastare il terrorismo e che questo lavoro sarà intensificato".

Il mondo ha paura. Anche perché forse, Putin, ancora non ha deciso nel dettaglio come reagire al colpo subito, all'attentato a Mosca. E nel frattempo si riflette su alcuni particolari della vigilia, si riflette su sabato 23 marzo, il giorno in cui il presidente della Federazione russa si è rivolto alla nazione. Il Corriere della Sera rende noto che tutti i canali televisivi erano stati avvertiti per ben tre volte dell'imminenza della dichiarazione di Putin, che era stata annunciata dall'agenzia di Stato, Ria Novosti, all'una di notte di venerdì.

Ma l'intervento televisivo di Putin è arrivato soltanto 19 ore dopo, una lunghissima attesa durante la quale tutti si interrogavano su cosa avrebbe detto, su quale reazione avrebbe annunciato. Putin, alla fine, nel suo intervento durato solo 5 minuti e iniziato alle 15.30 ora locale di Mosca, ha promesso che "mandanti e responsabili" verranno puniti, indicando l'Ucraina come sostanziale corresponsabile. Ci si interroga, però, sulle ragioni del lungo ritardo con cui è arrivato l'intervento televisivo.

E un altro fattore che lascia ipotizzare che la linea dello Zar non sia stata chiara fino all'ultimo riguarda la responsabilità dell'Isis, che ha rivendicato l'attentato. La circostanza, fino al discorso del capo supremo, veniva rilanciata dai media russi. Ma subito dopo il discorso ecco che è sparito ogni riferimento all'Isis: si puntava solo e soltanto sull'Ucraina, come da ordine del Cremlino, almeno secondo quanto rivelato da Meduza. Indizi che lasciano supporre quello che tutti hanno pensato sin da subito: l'attentato verrà usato contro l'Ucraina. E, forse, anche per proclamare la legge marziale e per la dichiarazione ufficiale di guerra a Kiev - sino ad oggi si tratta formalmente di "operazione militare speciale" -, dichiarazione di guerra che permetterebbe a Putin di reclutare altri 300mila uomini. Per l'attacco finale?