L'allarme sottovalutato
Mosca, l'attentato e la frase rubata a Putin una settimana fa: "Il ricatto dell'Occidente"
Alla fine, "l'elevato rischio di attentati a Mosca" si è rivelato tragicamente vero. Il 7 marzo scorso i servizi segreti americani e quelli inglesi avevano sottolineato il pericolo di un attacco imminente, senza tuttavia specificare l'organizzazione criminale che lo stava preparando. I jihadisti, sempre molto presenti e attivi nella "pancia asiatica" della Federazione russa? O l'opposizione paramilitare interna legata alla guerra in Ucraina?
Una settimana fa il presidente russo Vladimir Putin, intervenendo a una riunione del Consiglio di sicurezza federale, aveva respinto con forza gli avvertimenti occidentali (anche la Farnesina aveva invitato i connazionali presenti a Mosca a non recarsi a eventi particolarmente affollati come i concerti) bollandoli come un "ricatto". Una valutazione drammaticamente sbagliata che ora apre il campo a ogni possibile interpretazione, comprese quelle più fantasiose.
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Errore di sottovalutazione? Od omissione volontaria, per favorire (sacrificando decine di russi) una possibile reazione oltre ogni limite in Ucraina? O addirittura, una operazione false-flag, vale a dire organizzata dagli stessi servizi russi "camuffandola" da attentato esterno, sempre per poter garantire al Cremlino una sorta di "copertura morale" per alzare il livello dello scontro in Ucraina? Difficile a dirsi, anche se dopo il trionfale plebiscito alle presidenziali verrebbe da pensare che Putin non avrebbe avuto bisogno di un tragico "pretesto" per portare il suo attacco definitivo a Kiev. Di certo, la carneficina di civili alla Crocus City Hall (si temono oltre 100 morti) ha fatto tremare il mondo, con gli Usa che si sono affrettati a smentire ogni coinvolgimento dell'Ucraina (e le stesse autorità di Kiev che hanno bollato una loro supposta responsabilità nell'attentato come "una mossa suicida"), e poi a definire "credibile" la successiva rivendicazione dell'Isis.
L'Ambasciata statunitense in Russia aveva pubblicato il 7 marzo scorso un'allerta sul proprio sito web consigliando ai cittadini americani di evitare i grandi raduni nella capitale russa, inclusi i concerti, nelle successive 48 ore a causa di possibili attentati terroristici. Un messaggio che era stato ripreso anche dal ministero degli Esteri britannico sul proprio sito. Martedì scorso (19 marzo), la Tass aveva riferito che Putin - intervenendo a una riunione del Consiglio di sicurezza federale - aveva definito un vero e proprio "ricatto" l'avvertimento dell'Occidente su possibili attacchi terroristici nel Paese. Il leder russo aveva ricordato le "recenti dichiarazioni provocatorie di alcune strutture ufficiali occidentali su possibili attacchi terroristici in Russia" e aveva commentato: "Sembra un vero e proprio ricatto e un tentativo di intimidire e destabilizzare la nostra società". Aggiungendo: "L'Occidente ha praticato l'uso di tutti i tipi di gruppi terroristici radicali transfrontalieri nei suoi interessi e ha incoraggiato la loro aggressione contro la Russia". Il presidente, al momento, non ha ancora commentato ufficialmente gli eventi. Il timore, ancora concreto, è che Mosca non riconosca la paternità dell'Isis.