Allo sbando
Joe Biden, da "Obama pulito" all'invenzione sull'11 settembre: tutte le gaffe
«Sono ben intenzionato, sono un uomo anziano e so cosa diavolo sto facendo», sbraita Joe Biden contro il rapporto del procuratore speciale Robert Hur sulla conservazione impropria di materiale sensibile di quando era vicepresidente di Obama. Il rapporto non raccomanda azioni penali nei suoi confronti ma, facendo presente che durante l’audizione il presidente si è pure dimenticato la data di morte del figlio, lo inchioda alla dura realtà di «uomo anziano e ben intenzionato e con una scarsa memoria». «Come diavolo osa dire cose del genere?» sbotta indiavolato Biden che aggiunge che quando gli è stata posta la domanda «ho pensato che non fossero affari loro». «La mia memoria è buona», ha poi ribadito a un giornalista, anzi «la mia memoria è così pessima che ti lascio parlare» ha detto incattivito a un altro. Quanto ai documenti incriminati finiti nel garage della sua residenza di Wilmington, nel Delaware, dice di ignorare come metà delle scatole fossero finite lì incolpando di fatto il suo personale. E comunque «erano a casa mia, non era in un luogo pubblico come a Mar-a-Lago... e niente di tutto ciò era altamente classificato».
Una doppia menzogna visto che almeno 12 di quei documenti sono tuttora top secret e la residenza di Trump in Florida è ovviamente privata, ma tutto questo è nulla di fronte alla constatazione che la procura ha verbalizzato dei suoi cedimenti senili che mettono seriamente in dubbio la sua idoneità alla corsa per l’eventuale secondo mandato. La sfuriata ai giornalisti peraltro ha preceduto un breve discorso alla nazione in cui parlando della guerra a Gaza ha detto che «il presidente del Messico, Sisi, non voleva aprire il cancello per consentire l’ingresso di materiale umanitario». Quale presidente del Messico, quale cancello, forse si riferiva all’Egitto?
SEMPRE PEGGIO
Biden ha comunque detto di avergli parlato e di averlo convinto ad aprire il cancello, ma i dubbi che aveva con rabbia cercato di dissipare pochi minuti prima si sono velocemente trasformati in certezze. Sì, il presidente è rimbambito e i repubblicani non vogliono che si perda tempo, invocano il 25 emendamento e chiedono che il presidente venga rimosso a causa del suo declino cognitivo. Una soluzione che in fondo farebbe comodo anche ai democratici anche se non così in fretta.
Ma si può aspettare ancora? Le gaffe di Rimbambiden stanno ormai diventando una leggenda e gli scambi di persona o di Paese sono talmente tanti e reiterati che quella del presidente americano sembra sia diventata una realtà parallela nel quale spesso anche i suoi collaboratori faticano a venirne a capo. Solo il giorno prima, a un ricevimento tenutosi a New York per la raccolta fondi della campagna elettorale Biden, aveva scambiato Angela Merkel con Helmut Kohl, facendo riferimento a un meeting del G7 avvenuto nel 2021 quando l’ex Cancelliere tedesco era ormai morto da 4 anni. La storiella raccontata è la stessa identica di martedì scorso a Las Vegas, quella in cui annuncia «Bene, l'America è tornata» e il presidente francese risponde «per quanto tempo?». Quindi interviene il cancelliere tedesco che chiede di un eventuale attacco al Parlamento britannico. Il resto ve lo risparmiamo sennonché anche nel Nevada aveva scambiato Macron con Mitterrand, morto nel 1996, e la Germania con la Francia.
C’è da preoccuparsi seriamente, un filotto del genere in uno spazio temporale così breve non l’aveva mai inanellato. E dire che tra il 2021 e il 2023 ne ha fatti di strafalcioni, come quando parlando al vertice della Nato del luglio scorso a Vilnius il presidente americano si è riferito a quello ucraino Zelensky chiamandolo Vladmir, mentre un mese prima parlando ai giornalisti aveva annunciato che Putin stava «chiaramente perdendo la guerra in Iraq». A dicembre in un incontro pubblico in Colorado aveva raccontato di aver avuto colloquio con Deng Xiaoping sull’Himalaya e di avergli detto che «non è mai una buona idea scommettere contro il popolo americano». Biden si riferiva probabilmente all’attuale presidente cinese Xi Jinping, a meno non intendesse un incontro spirituale in alta montagna con il successore di Mao defunto nel 1997.
IL 25° EMENDAMENTO
Tra le più clamorose gaffe vanno ricordate quella del novembre del 2022 quando di fronte al presidente cambogiano ha chiamato insistentemente il suo Paese Colombia, e quella di qualche mese più tardi in cui parlando di rugby con il ministro degli Esteri irlandese ha confuso gli “All Blacks” con la famigerata unità militare britannica “Black and Tans” che combatteva contro gli irlandesi. Ma potremmo andare avanti all’infinito, se non fosse che di mezzo ci sono preoccupazioni serie che la deputata repubblicana Claudia Tenney ha spiegato in una lettera indirizzata al procuratore generale Garland nella quale, riferendosi al rapporto Hur, si fa presente che «l'azione penale selettiva è moralmente, eticamente e legalmente vietata», a meno che il presidente «non sia mentalmente incapace di sostenere un processo». Ed è quello che il rapporto «ragionevolmente dimostra», suggerendo nel contempo che Biden «non ha la capacità di adempiere alle sue responsabilità presidenziali». «Quindi spetta a lei esplorare le procedure per rimuovere il presidente ai sensi del 25° emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti», ha scritto la Tenney.