La guerra di Bibi
Valico di Rafah, l'Egitto sposta i tank al confine: "Sarà un bagno di sangue"
Benjamin Netanyahu non intende rinunciare a prendere Rafah, l'ultima città della Striscia ancora in piedi ed anche l’ultima geograficamente: oltre c’è il muro del confine egiziano. Ieri il premier israeliano ha chiesto ai militari dell'Idf di pianificare l'evacuazione del milione e mezzo milione di palestinesi sfollati dal nord di Gaza in vista di un'offensiva di terra imminente. Nel frattempo ha dato ordine di bombardarla.
Nella notte, riferisce al-Jazeera, carri armati e proiettili di artiglieria israeliani hanno preso di mira i piani superiori del complesso medico Nasser a Khan Younis. Una donna è stata uccisa da un cecchino israeliano davanti al cancello d'ingresso del centro medico, e altri morti e feriti sono stati segnalati a causa dei bombardamenti nel complesso ospedaliero. Da ieri sera, il ministero della Sanità di Hamas ha contato 110 morti, di cui 25 negli attacchi a Rafah. Le forze israeliane, sempre ieri, hanno preso d'assalto l'altro ospedale principale della città, al-Amal. Netanyahu non ha fornito dettagli o una tempistica per l'operazione di terra a Rafah e non è chiaro nemmeno dove i palestinesi ammassati potrebbero trovare rifugio.
Di certo c'è che il Capo della Cia William Joseph Burns sarà la prossima settimana in Egitto per cercare di far fare passi avanti alle trattative – arenate – per un cessate il fuoco finalizzato al rilascio degli ostaggi, mentre il presidente Al Sisi ha deciso di rafforzare la sicurezza alla frontiera con Gaza. Rivela Avvenire che quaranta tank e mezzi corazzati sono stati schierati nel Nord-est del Sinai nell’ambito di misure volte a rafforzare la sicurezza al confine con Gaza. Secondo il presidente egiziano “spostare i palestinesi nel Sinai significa trascinare l’Egitto in una guerra contro Israele". Il leader egiziano ha quindi aggiunto che "non permetteremo che la questione palestinese venga liquidata e ciò che sta accadendo a Gaza non è un’azione militare contro Hamas, ma piuttosto un tentativo di sfollare i residenti della Striscia di Gaza".
Da parte sua Ahmed al-Sufi, sindaco di Rafah, ha detto ad Al Jazeera che "qualsiasi azione militare nella città affollata da più di 1,4 milioni di palestinesi porterà a un massacro e a un bagno di sangue". "Facciamo appello alla comunità internazionale e a ogni coscienza viva affinché fermi il genocidio contro il popolo palestinese", ha affermato al-Sufi sostenendo che la città sta già affrontando una carestia a causa della mancanza di rifornimenti e che gli aiuti che arrivano attraverso il valico di Rafah sono sufficienti solo per il 10% della popolazione della città.