Resa dei conti
Vladimir Putin brutale: attacco al Ponte di Crimea, come punisce il generale Volkov
Vladimir Putin non concede sconti a nessuno, neppure ai suoi generali, quelli che hanno combattuto e che hanno avuto riconoscimenti militari. Oggi è stata la volta del comandante della sicurezza marittima della Guardia nazionale russa, Serghei Volkov, che è stato condannato a 6 anni di reclusione da una Corte militare che lo ha riconosciuto colpevole di avere acquistato radar di scarsa qualità per proteggere il Ponte di Crimea dagli attacchi dei droni ucraini.
rrestato nel marzo del 2023, ricorda l'Ansa che le accuse contro di lui si riferivano all'acquisto di due sistemi radar anti-drone del valore complessivo di circa 400 milioni di rubli (4 milioni di euro) da impiegare, tre le altre cose, per difendere il Ponte di Crimea. Ma le apparecchiature, sostiene l'accusa, "non ci hanno permesso di risolvere con successo i problemi nel combattere i velivoli senza pilota". Da parte sua l'ufficiale ha sempre negato ogni responsabilità dichiarandosi innocente, ma non è bastato. Così come non è bastato ricordare, come ha fatto il suo legale, che il colonnello "ha partecipato ai combattimenti, ha 14 onorificenze militari e ha subito una grave commozione cerebrale". Nulla da fare: finirà in galera e ci resterà per parecchio tempo.
Intanto a Davos, il World Economic Forum entra nel vivo dell’edizione numero 54. Tra i temi affrontati anche quello delle guerre in corso con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che nel suo discorso ha voluto precisare il sostegno dell'Ue a Kiev: “L'Ucraina può vincere questa guerra, ha bisogno di finanziamenti”, ha detto. Poi c'è stato l'intervento di Volodimyr Zelensky secondo cui "Putin incarna la guerra, è lui la sola ragione perché certe guerre e conflitti persistono e tutti i tentativi di riportare la pace sono falliti, e lui non cambierà". "Dobbiamo ottenere una superiorità aerea per l'Ucraina come abbiamo ottenuto quella nel Mar Nero", ha aggiunto il presidente ucraino, sottolineando che la pace si potrà avvicinare solo "assicurando che le sanzioni funzionino al 100%".
Non si è fatta attendere la replica dello zar secondo il quale l'iniziativa nel conflitto in Ucraina è "totalmente nelle mani delle forze armate russe" e se ciò continuerà "lo Stato ucraino potrebbe subire un colpo irreparabile". Vladimir Putin, citato dall'agenzia Interfax, sostiene che le forze ucraine bombardano le regioni russe vicine al confine con lo scopo di "distogliere l'attenzione della popolazione e dei loro sostenitori dal fallimento completo e assoluto della cosiddetta controffensiva". Lo zar ritiene "impossibile" che la Russia accetti di ritirarsi dai territori conquistati in Ucraina nell'ambito di negoziati: "Tutti capiscono che questo è impossibile, sia i circoli dominanti in Ucraina che quelli occidentali", ha detto il leader del Cremlino lanciando infine il suo monito: "Chi cerca di imporre quella che considera "democrazia" dall'estero alla Russia, non ci riuscirà", ha detto Putin all'agenzia Ria Novosti. E ancora: "Se l'Ucraina non avesse rifiutato i negoziati con la Russia il conflitto "sarebbe terminato molto tempo fa", ha affermato il presidente russo spiegando che "la formula di pace in dieci punti proposta da Kiev, "rappresenta lo sviluppo del decreto del presidente ucraino sul divieto dei negoziati con la Russia, sono delle richieste inaccettabili per il processo negoziale".