La "Grande guerra" a tre
Lucio Caracciolo, "Ucraina un Paese fallito": le conseguenze per l'Europa
C'è una "Grande guerra" diffusa, che vede contrapposti su vari scenari Stati Uniti, Russia e Cina. Lo spiega Lucio Caracciolo, direttore di Limes, in una lunga intervista su L'Unità, che parte dal conflitto in Medio Oriente tra Israele e Hamas, a caccia di una "vittoria impossibile", e che finisce con l'Ucraina, "paese fallito".
L'errore di Tel Aviv, spiega l'esperto di geopolitica, è stato quello di non ascoltare i consigli della Casa Bianca sul non intraprendere una "guerra al terrorismo" e accettare viceversa la sfida di Hamas. "Israele rischia di produrre non solo odio ma terrorismo per qualche generazione".
Le tre superpotenze, Usa, Cina e Russia, "vivono una fase molto critica, ma quello che più conta, gli Stati Uniti sono messi male come mai da duecento anni", sottolinea ancora Caracciolo. Una crisi che genera mancanza di leadership a livello globale. E una prova di questo è proprio l'Ucraina, che sembra sull'orlo di essere abbandonata da Washington. "Al di là dell’esito bellico, l’Ucraina ha perso, purtroppo, la pace".
"Ha poco rilievo se il confine fra Ucraina e Russia passerà a due chilometri quadrati più ad est o ad ovest - prosegue il direttore di Limes -. Ha decisivo rilievo il fatto che l’Ucraina ha perso quasi un terzo della popolazione, che questi milioni di profughi difficilmente rientreranno in patria e quelli che rientreranno la troveranno largamente distrutta. Il fatto che l’Ucraina sia oggi uno Stato fallito è una realtà con cui non solo gli ucraini ma noi europei, e anche i russi, dovranno fare i conti per qualche generazione".
Gli effetti della "Grande guerra" calda e fredda tra i tre protagonisti espone l'Italia al rischio di non essere più protetta dall'alleato americano, che si aggiunge al ruolo della Germania dentro l'Unione europea e l'interdipendenza energetica con la Russia. "Non vedo nessun sostituto all’altezza dei paesi che ho citato in tre settori chiave della nostra vita associata", conclude Caracciolo con più di una punta di inquietudine.