Cosa bolle in pentola

Vladimir Putin, ecco come ci ha messo in saccoccia: il retroscena

Daniele Dell'Orco

A Mosca avranno lavorato alacremente e per settimane pur di ottenere i permessi necessari a far decollare quattro jet Su-35 armati di missili a corto e medio raggio al seguito dell'Il-96 presidenziale di Vladimir Putin diretto negli Emirati Arabi prima e in Arabia Saudita poi. Tutto per mandare all’Occidente una sorta di pernacchia metaforica. Un viaggio, confermato soltanto poche ore prima dal Cremlino, che è la terza missione all’estero da quando è stato emesso a suo carico un mandato d’arresto da parte della Corte penale internazionalein seguito all’invasione dell’Ucraina.

Nel Golfo, dove mancava dal 2019 e dove la CPI non è riconosciuta, il mandato è carta straccia, all’Air Force One russo viene permesso di atterrare con caccia di scorta e all'arrivo ad Abu Dhabi c'era la pattuglia emiratina (curiosità: addestrata dagli italiani e in volo con MB-339 come quelli delle nostre Frecce Tricolori) a dipingere i colori della bandiera russa in cielo, il presidente ad accoglierlo personalmente Putin sulla rampa dell'aereo e la cavalleria ad accompagnare il corteo. Insomma, una prova di forza diplomatica, in un quadrante di mondo quantomai strategico e che, per paradosso, era tra quelli prescelti dall'Occidente per bypassare gli idrocarburi russi. Proprio di quello, invece, si è parlato e di come l'Opec+ stia gradualmente cambiando rotta dall'influenza americana a quella asiatica.

 


ALTRO CHE ISOLATO
A questo vanno aggiunti i legami rafforzati con la Cina e soprattutto la campagna d'Africa, con i governi golpisti appoggiati in Sahel e le offensive di carattere politico-culturale (la Russia per aumentare il soft power sta aprendo scuole e corsi universitari, moltiplicando borse di studio per attrarre studenti africani a Mosca e San Pietroburgo e cercando modi per esportare apparati di sicurezza rimpiazzando la PMC Wagner). Tutto per far capire che, con la diplomazia, man mano che l’appeal dell’Ucraina e della sua resistenza cala, quello del Cremlino e della narrazione antioccidentale cresce.

Persino dentro l’Unione europea, dove i mugugni aumentano e basta guardare le svolte di Slovacchia e Olanda contro l'invio di armi a Kiev ma pure le rivolte dei trasportatori polacchi al confine con l'Ucraina per capirlo, la compattezza del febbraio-marzo 2022 è solo un lontano ricordo. Anzi. Nelle settimane in cui è tornato in auge il tema del sabotaggio dei gasdotti Nord Streami, le esportazioni di GNL russo verso l’Europa sono aumentate nonostante le sanzioni. n Nel mese di novembre hanno superato il record precedente (del dicembre 2022) e hanno raggiunto 1,75 milioni di tonnellate. E l'Ue, che già compra a prezzi maggiorati risorse per sostituire il gas a buon mercato che arrivava attraverso il Baltico, ora sta sempre più spesso tornando a guardare a est.

TROPPE DIVISIONI
Tutti questi fattori stanno contribuendo ad aumentare la freddezza verso Kiev e la sua causa, e certo la crisi di Gaza non ha fatto altro che accelerare questo processo che era per la verità già iniziato col fallimento della controffensiva estiva ucraina. La differenza di approccio tra la dottrina militare NATO e quella ucraino-sovietica, il fragile rapporto tra il Presidente Zelensky e il Capo di Stato Maggiore Zaluzhny, le tempistiche calcolate male e il numero insufficiente di armi occidentali hanno reso la campagna che avrebbe dovuto liberate gran parte del territorio catturato dai russi un boomerang clamoroso. Ora al fronte la situazione è capovolta, con gli esperti occidentali che lanciano messaggi di dialogo e la Russia che non intende accettarli rendendosi conto che la sua posizione migliora di mese in mese. Mosca, per trattare, chiede un cambio di governo a Kiev, la neutralità ucraina e il controllo della totalità delle quattro regioni annesse (Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson) ma avanza anche rivendicazioni su Odessa e Kharkiv. La consapevolezza di base è che l'Ucraina sia a corto non solo di appeal ma anche di uomini e munizioni. Un dato su tutti: i tedeschi di Rheinmetall hanno messo a disposizione 40mila proiettili per il 2024. Le forze armate ucraine ne usano 6mila al giorno. Infine, c'è la faglia tra Israele e Hamas che è poi quella tra Occidente e mondo arabo. Corteggiando i palestinesi, Mosca si è assicurata l'orecchio teso da parte di tutti gli interlocutori antisionisti. Una serie di fattori che, messi a raccordo l'uno con l'altro, stanno permettendo a Putin di avere più potere contrattuale di prima. 

 

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