Un caso internazionale

Indi Gregory morta, Meloni e Salvini: "Fatto tutto il possibile"

"Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, tutto il possibile. Purtroppo non è bastato. Buon viaggio piccola Indi": è il commosso messaggio della premier italiana Giorgia Meloni, su X, una volta appresa la notizia della scomparsa di Indi Gregory, la neonata inglese di 8 mesi malata incurabile a cui i giudici hanno negato il trasporto in Italia e imposto il distacco dalle macchine che la tenevano in vita. 

Anche Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier, ha voluto mandare un pensiero alla bimba e ai suoi genitori: "La piccola Indi Gregory non c'è più, una notizia che non avremmo mai voluto leggere. Il governo italiano ha fatto il massimo, offrendosi di curarla nel nostro Paese, purtroppo senza successo. Una commossa preghiera per lei e un sincero abbraccio ai suoi genitori". "Colpiscono e fanno riflettere le parole di papà Dean - prosegue Salvini su X-. 'Mia figlia è morta, la mia vita è finita all'1.45. Il servizio sanitario nazionale e i tribunali non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma le hanno tolto anche la dignità di morire nella sua casa. Sono riusciti a prendere il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendere la sua anima. Sapevo che era speciale dal giorno in cui è nata, hanno cercato di sbarazzarsi di lei senza che nessuno lo sapesse ma io e Claire ci siamo assicurati che sarebbe stata ricordata per sempre'", conclude. 

 

Indi è stata al centro di una battaglia giudiziaria sull'opportunità di interrompere i trattamenti vitali. "Io e mia moglie Claire siamo arrabbiati, affranti e pieni di vergogna", ha affermato ancora il padre. Il 6 novembre il governo Meloni aveva concesso la cittadinanza italiana alla piccola affetta da una rara e grave patologia mitocondriale per consentirle il trasferimento al Bambino Gesù di Roma. Venerdì scorso, però, un tribunale inglese ha disposto lo stop ai trattamenti vitali e sabato è stata trasferita sotto scorta di polizia dal Queen's Medical Centre di Nottingham a un vicino hospice. Lì le è stata gradualmente interrotta la ventilazione assistita ed è stata agganciata a strumenti alternativi con la somministrazione di farmaci palliativi per alleviarne le sofferenze. L'agonia è durata un giorno e mezzo e si è conclusa all'1.45 di lunedì mattina, le 2.45 ora italiana.

La mamma "l'ha tenuta con sé per i suoi ultimi respiri", ha riferito il papà. Per i medici dell'ospedale e per i giudici britannici la malattia di Indi era terminale e per questo era stato disposto il distacco dai principali dispositivi vitali. I magistrati hanno avallato "le forti evidenze" a sostegno della prognosi dell'ospedale di Nottingham, legata a un'assenza ormai definitiva di "interazioni" da parte di Indi e ai segnali di una sua "significativa sofferenza" causata dai trattamenti "invasivi".

 

Il caso ricorda quello di Alfie Evans nel 2018, il bimbo inglese di 23 mesi con una patologia neurodegenerativa morto dopo una battaglia legale di sei mesi, ed è destinato a lasciare una scia di polemiche. Per Indi si erano mobilitate associazioni 'pro life' cristiane in Gran Bretagna e tante altre in Italia, anche Papa Francesco all'Angelus aveva detto di pregare per lei. La concessione della cittadinanza italiana, come fatto invano per Alfie, mirava a garantire la possibilità di trasferire la piccola in Italia. Indi, ha denunciato su X il movimento Pro Vita, "è stata uccisa 'nel suo miglior interesse' da un sistema sanitario e legale impregnato di barbara cultura eutanasica, che ha rifiutato anche solo di tentare la differente proposta clinica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma soffocando l'amore dei suoi genitori nelle aule di tribunale".