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Prostitute con la kefiah, delirio tra i progressisti: ecco chi difende Hamas

Matteo Legnani

Trentuno associazioni studentesche dell'Università di Harvard si sono schierate in questi giorni contro Israele e a favore della Palestina. Ma i figli di papà che fanno i ribellini sono un cliché tale da non fare nemmeno notizia. Scavando nel web si trovano, invece, gruppi di solidarietà verso i palestinesi e di odio verso Israele che sono allo stesso tempo sorprendenti e ai confini del ridicolo. È il caso della britannica Sex Workers Union, il sindacato britannico delle lavoratrici del sesso che, si legge su wikipedia, rappresenta «prostitute a tempo pieno, spogliarelliste e attrici pornografiche».

La SWU giovedì ha messo online sul suo profilo X (ex Twitter) un articolato documento che attacca così: «Noi, il sindacato delle lavoratrici del sesso, prendiamo una posizione di esplicita e inequivocabile solidarietà nei confronti del popolo palestinese». Prosegue descrivendo l'orrore «per la disumanizzazione e la violenza genocida messe in atto contro i palestinesi dagli occupanti colonizzatori israeliani» e richiamando gli altri sindacati britannici a prendere posizione contro Israele e la sua «occupazione illegale della Palestina». E conclude: «Dal fiume fino al mare, la Palestina sarà libera».

L'appello ha ricevuto oltre 2mila 'like' ed è stato condiviso 2.500 volte. Tra i commenti, c'è chi, correttamente, ha fatto notare alle lavoratrici del sesso che «Gaza non è soggetta a occupazione israeliana dal 2005» e chi ha sottolineato come la frase «Dal fiume al mare la Palestina sarà libera» sia uno degli slogan più popolari dei terroristi di Hamas, che incita alla dissoluzione di Israele e nello sterminio del suo popolo. Questa accorata difesa della causa palestinese è ancor più sorprendente se si pensa che a Gaza vale la legge di Hamas, che è la legge islamica. E che una qualunque sex worker, verrebbe immediatamente ingabbiata se osasse praticare la sua professione nella Striscia.

Eppure, le prostitute per Hamas non sono le uniche improbabili sostenitrici dei terroristi palestinesi. Sul web si scopre, ad esempio, che esiste un gruppo che si fa chiamareQueer for Palestine, che sabato scorso ha marciato a San Francisco contro Israele. E un altro che si fa chiamareQueers Undermining Israeli Terrorism (Quit), un’associazione omosessuale fondata nel 2001 nella BayArea che si batte a favore del boicottaggio e delle sanzioni «contro l’imperialismo israeliano». Tutta gente ch ea Gaza verrebbe immediatamente incarcerata.