Verso la battaglia

Israele-Hamas, un sistema "agile" contro la tecnologia: ecco le forze in campo

Mirko Molteni

Il confronto fra Israele e Hamas pare l’equivalente di quello fra Davide e Golia, però a parti invertite. Da una parte abbiamo una grande potenza, convenzionale e nucleare, con arsenale di sistemi terrestri, aerei e navali, contrapposta a una milizia che, in sostanza, è fanteria leggera dotata di apparati d’appoggio come razzi, droni e barchini.

Israele conta su una spesa militare annua di 20 miliardi di dollari, a cui si aggiunge un’assistenza militare americana di 3 miliardi annui. Per il 2023 si sono toccati 23 miliardi di spese israeliane e 3,8 miliardi di contributo americano. Le forze armate ebraiche constano in tempi normali di 170.000 militari in servizio, di cui 126.000 del solo esercito terrestre, il resto di Aviazione e Marina, ma il bacino di riservisti, complice anche il servizio militare esteso alle donne, è di ben 465.000 unità. Un grande potenziale per un Paese di 9 milioni di abitanti.

 

 

NUMERI NOTEVOLI

Finora, fra truppe ordinarie e richiamati, Israele ha radunato 300.000 soldati solo ai confini con la Striscia di Gaza, in vista dell’operazione terrestre, senza contare le guarnigioni nel resto del Paese e soprattutto sul confine col Libano, essenziali per sorvegliare gli Hezbollah. L’esercito schiera 490 carri da battaglia Merkava, di varie versioni, di pronto impiego, ma si aggiungono 880 altri Merkava immagazzinati, mobilitabili in poco tempo. Il totale dei carri moderni può così aumentare fino a 1.370 tank. Qualche centinaio di carri più vecchi, come i Magach, elaborazioni israeliane degli M48 ed M60 americani, pure immagazzinati per le emergenze nazionali, potrebbero essere gettati nella mischia, per cui Israele potrebbe alla fine contare fino a 2.200 carri armati. E senza contare i cingolati da trasporto truppe, che fra operativi e in riserva potrebbero essere 6000.

L’Aviazione conta circa 340 aviogetti da combattimento, di cui i più numerosi sono quasi 200 F-16 americani, metà dei quali modificati nella versione locale F-16I Sufa, il resto F-15 e i nuovi F-35, che per ora sono una trentina. Ci sono poi 43 elicotteri da combattimento AH-64 Apache e centinaia di droni di vario tipo, per spionaggio e attacco. La Marina ha 50 corvette e pattugliatori che operano il blocco navale della costa di Gaza, oltre a 5 sottomarini della classe Dolphin, che sono anche cruciali per l’arsenale nucleare di Israele, assicurando una parte della deterrenza verso qualsiasi paese fosse tentato di usare armi di distruzione di massa. Già, l’atomica è la grande X dell’arsenale ebraico, che avrebbe a disposizione da 80 a 400 testate, lanciabili dai sottomarini o anche da missili terrestri Gerico, anche intercontinentali. L’atomica non è però un’opzione per quanto riguarda lo scontro a Gaza, troppo vicina: semmai serve a scoraggiare altri potenziali aggressori.

Dal canto suo, la componente militare di Hamas, le Brigate Al Qassam, conterebbero, secondo stime variabili, fra un minimo di 15.000 e un massimo di 40.000 combattenti, a cui si possono aggiungere 8.000 miliziani della Jihad Islamica. Sebbene armati alla leggera, i miliziani palestinesi da un lato vantano un consistente arsenale di armi anti-carro e anti-aeree, che non hanno ampio raggio d’azione ma possono risultare micidiali nelle brevi distanze, come i Kornet anti-tank russi o gli Igla lanciabili a spalla. Per il loro uso è essenziale che il miliziano apra il fuoco e subito cambi posizione per non farsi individuare e uccidere.

 

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Il potenziale delle migliaia di razzi, alcuni di provenienza iraniana, altri fabbricati artigianalmente dai palestinesi, è certo una componente appariscente dell’arsenale di Hamas, ma è valido solo come fuoco di saturazione, non trattandosi di ordigni guidati. Fra i 30.000 e i 50.000 razzi, al massimo, accreditati ad Hamas, a parte ordigni iraniani come il Fajr 5, che arriva a 75 km, e il Fateh 110, da 250 km, ce ne sono vari fabbricati nei sotterranei di Gaza, come i celebri razzi Qassam, che dal primo modello da soli 3 km sono arrivati a evoluzioni sui 75 km, ma c’è anche l’Ayyash 250, pare copiato dal Fateh 110, con la stessa gittata da 250 km.

 

NUOVI DRONI

Notevole è l’inventiva palestinese nel campo dei droni, come l’Ababil A1, velivolo a elica, disponibile in tre versioni: per la ricognizione, l’attacco convenzionale, sganciando granate, e l’attacco kamikaze, schiantandosi sull’obbiettivo. Ma c’è di più: proprio nell’attacco del 7 ottobre, Hamas ha sfoderato nuovi droni a forma di mini-elicottero con 6 rotori, che portavano agganciato sotto il ventre ciascuno una granata anticarro di Rpg. Uno di tali droni ha distrutto un carro Merkava presso la frontiera, come dimostrano i filmati, sganciandola sulla verticale del tank.