Israele, tre alternative all'invasione: come possono far crollare Gaza

Mirko Molteni

Ieri il portavoce dell’esercito israeliano, Richard Hecht, ha dichiarato: «Ci prepariamo per le prossime fasi della guerra. Non abbiamo detto quali saranno. Tutti parlano di offensiva di terra. Potrebbe essere qualcosa di diverso». A questo proposito si possono fare alcune ipotesi.

BLOCCO TERRESTRE E NAVALE
Gaza è un territorio piccolo e l’assedio può essere portato avanti con facilità, sia sul lato di terra, dove Israele ha radunato 300.000 soldati con centinaia di carri armati, sia sul lato di mare, dove la flotta ebraica può schierare fino a 50 navi, fra corvette e pattugliatori, che si possono alternare a turno lungo la costa di Gaza, di soli 40 km. Ciò, unito alla superiorità di Israele nel dominio del cielo e nei sensori elettronici da sorveglianza, può isolare la Striscia dal mondo, fatto salvo il cibo per i civili. Ma può funzionare solo a due condizioni. Anzitutto, che l’Egitto assicuri una sorveglianza altrettanto stretta lungo il confine del Sinai, che altrimenti diventerebbe un “polmone” esterno per Hamas. In secondo luogo, che Israele abbia la volontà di impegnarsi in un conflitto lungo, anche un anno, come lunghe sono le guerre d’assedio.

BOMBARDAMENTI CONTINUI
Mantenere un’offensiva aerea strategica sulla Striscia, prolungata per mesi, con attacchi di precisione sugli obbiettivi di Hamas, alternati ad attacchi a tappeto solo nell’area Nord, una volta completata l’evacuazione dei civili a Sud del Wadi Gaza, ha alti costi economici e anche d’immagine politica, ma farebbe risparmiare le vite dei soldati israeliani, mentre i piloti correrebbero rischi limitati dato l’esteso uso di missili e droni. Sarebbero necessari però ingenti fondi da parte degli Stati Uniti, per aiutare Israele a reggere il consumo di bombe ad alta tecnologia, come quelle perforanti anti-bunker mirate ai tunnel di Hamas. Le campagne aeree, inoltre, come si è visto nella Seconda Guerra Mondiale e nella guerra del Vietnam, non vincono da sole i conflitti. Ci vuole comunque una fase terrestre, anche solo conclusiva, qualora l’avversario sia prostrato.

Al posto di un’ampia invasione, Israele potrebbe forse optare per l’ingresso nella Striscia di truppe corazzate che occupino solo una fascia limitata di territorio, quella maggiormente rasa al suolo, per limitare le insidie della guerriglia urbana.

 

OPERAZIONE LIMITATA
Lo scopo potrebbe essere attirare le milizie di Hamas in una lunga battaglia di logoramento per far perdere al nemico il maggior numero possibile di uomini e armi, cercando di limitare le proprie perdite grazie alla superiorità tecnologica ebraica. Manovra, ovviamente, coordinata con lo stretto assedio della Striscia. In serata l’esercito ha diramato: «Ci prepariamo a una serie di piani offensivi. Molti battaglioni di riserva sono stati mobilitati per missioni di difesa nelle comunità israeliane nell’area attorno alla Striscia. La 25° Divisione Sinai sta facendo preparativi per operazioni più estese». 

Si continua a sparare sul confine del Libano, contro Hezbollah. Gli sciiti filoiraniani hanno sparato missili anticarro su Zarit e Metulla, al che Israele ha reagito con l’artiglieria. Per il portavoce di Hamas, Moussa Abu Marzouk, «abbiamo piani per unificare il nostro campo di battaglia con quello del Libano, sotto il coordinamento dell’Iran», ma lamenta: «Ci aspettavamo che l’interazione con l’Iran fosse molto maggiore di quanto accaduto».