La nuova guerra
Israele sotto attacco: il buco del Mossad e quel precedente di 50 anni fa
Come hanno fatto i servizi segreti israeliani a non prevedere e ad evitare il raid di Gaza? È la domanda che gli esperti si stanno facendo da quando, questa mattina, più di 5mila razzi e incursioni di miliziani palestinesi hanno gettato Tel Aviv nel panico. A rivendicare l'attacco, che per ora ha provocato più di 250 morti e oltre 1400 feriti, è stato il capo di Hamas, Mohammad Deif. Israele, allora, ha risposto con un raid su Gaza. Benjamin Netanyahu ha annunciato: "Siamo in guerra". Intanto è prevista per domani una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dove, a porte chiuse, si discuterà della situazione in Medio Oriente.
Quanto accaduto questa mattina, comunque, ha di fatto certificato il fallimento del Mossad israeliano, riportando la mente a 50 anni fa, quando scoppiò la guerra dello Yom Kippur nel 1973. Oggi, come allora, sembra proprio che Israele sia stato preso di sorpresa. Il piano, infatti, sarebbe stato ampiamente preparato con lunghe ricognizioni. E, visto l'alto numero di infiltrati in territorio israeliano, è praticamente certo che la breccia sia stata consistente.
Secondo Federico Rampini, che ne ha parlato sul Corriere della Sera, è possibile che a sfavorire gli israeliani sia stato un elemento già ravvisato prima della crisi del 1973: "Un senso di superiorità eccessivo, che infonde sicurezza e può indurre ad abbassare la guardia contro i pericoli". Ma non solo. "Un’altra spiegazione - ha ravvisato sempre Rampini - può collegarsi alla lacerazione profonda della società israeliana". Inoltre, per capire meglio cosa ci sia dietro questo attacco, l'attenzione andrebbe spostata sul quadro della rivoluzione geopolitica del Medio Oriente: "Fino a ieri - ha spiegato l'esperto - si dava per imminente una storica riconciliazione tra Arabia saudita e Israele; la guerra di queste ore può essere un tentativo di Hamas (e del suo protettore, l’Iran) di sabotare quel disgelo".
Tornando alla guerra dello Yom Kippur, all'inizio quel conflitto vide gli israeliani in difficoltà rispetto agli arabi, capitanati da Egitto e Siria, che volevano riscattarsi dopo l’umiliazione della cosiddetta guerra-lampo del 1967, che invece fu un vero e proprio trionfo per Tel Aviv. Alla fine, però, le ostilità si risolsero con la pace tra Egitto e Israele, grazie soprattutto alla mediazione dell'allora segretario di Stato americano Henry Kissinger.
Sul presunto senso di superiorità degli israeliani, Rampini ha spiegato che potrebbe essere causato dal fatto che "Israele oggi è ancora più potente di cinquant’anni e al tempo stesso è molto meno isolato. Il mondo arabo sta isolando la Palestina, semmai, o almeno quelle forze insediate in aree palestinesi che si appoggiano all’Iran (Hamas, Hezbollah). Grazie agli accordi di Abramo, favoriti dalla diplomazia americana, Israele ha stabilito rapporti diplomatici con Emirati arabi, Bahrein, Marocco, Sudan". Poi, l'altro fattore che potrebbe aver indebolito il Mossad israeliano - ha sottolineato l'editorialista del Corsera - "è la profonda divisione del paese. I progetti di riforme costituzionali di Netanyahu, che secondo l’opposizione minacciano gli equilibri istituzionali e la democrazia stessa, hanno accentuato le proteste, le lacerazioni. Il turbamento arriva a lambire le forze armate e i servizi d’intelligence".
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