Il ritratto

Mohammed Deif, il "fantasma" di Hamas: chi è il nuovo re del terrore

Una pioggia di missili e l'incursione di miliziani palestinesi questa mattina, sabato 7 ottobre, hanno colto di sorpresa Israele, gettando la popolazione nel panico. Il capo di Hamas, Mohammad Deif, ha subito rivendicato l'attacco, lanciando l’operazione "Diluvio al-Aqsa" contro Tel Aviv: "È il giorno della grande rivoluzione, abbiamo deciso di porre fine a tutti i crimini dell’occupazione". Israele allora ha risposto con un raid su Gaza, il cui bilancio, provvisorio, è di oltre 232 morti e più di 1400 feriti. A Tel Aviv, invece, il bilancio è di più di 100 morti e oltre 900 feriti. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato lo stato di emergenza nel Sud del Paese, nel raggio di 80 chilometri dalla Striscia di Gaza. Mentre Benjamin Netanyahu ha annunciato: "Siamo in guerra". Intanto, domani pomeriggio alle 15, le 21 italiane, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu terrà una riunione di emergenza a porte chiuse sulla situazione in Medio Oriente.

E proprio Mohammed Deif sarebbe la mente dietro l'attacco sferrato questa mattina. L’operazione, dunque, sarebbe stata orchestrata da un uomo che di solito si muove nell’ombra e che per questo sarebbe stato nominato il "fantasma". Si tratta del capo del braccio militare di Hamas, ha circa 50 anni ed è nato a Khan Younis, a Gaza. Pare, stando a quanto si dice, che abbia avuto la possibilità di studiare biologia nonostante le poche risorse economiche della famiglia. Da giovane, inoltre, si sarebbe dedicato anche al teatro. 

Infine la sua vera passione, quella di militante. Passione nata dopo essere cresciuto sotto l’ala di Yaya Hayyash, il coordinatore degli attacchi suicidi a metà degli anni ‘90. Quando il suo mentore è stato ucciso, si è impegnato a sostituirlo nel tempo. All'inizio si è specializzato nelle prese di ostaggi, cosa che sta avvenendo anche in queste ore su scala massiccia. In un secondo momento si sarebbe dedicato alla costruzione dell’arsenale della fazione. I miliziani sono passati così dal Kalashnikov ai droni e ai razzi. 

 

 

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Israele, intanto, avrebbe sempre tenuto sott'occhio Deif: all’epoca di Arafat ne chiese l’arresto. E nel tempo è diventato il ricercato numero uno degli israeliani. Che hanno provato a farlo fuori in ogni modo. Dal cielo, con infiltrati e con il ricorso a delle spie. Lui, però, sarebbe sempre riuscito a salvarsi, pur riportando delle ferite gravi. Anche se non confermato, si dice che abbia perso un occhio e una mano o che cammini a fatica per le conseguenze di una scheggia. Nell’agosto del 2014 la sua casa è stata bombardata e hanno perso la vita una delle mogli e una figlia. Di lui gira solo una vecchia foto. Pare non abbia il telefono e che si serva solo di corrieri e messaggi registrati poi postati sul web.