Ma quale "filo-russo"?

Papa Francesco? L'Ucraina non gli insegni come fare il Pontefice

Giovanni Sallusti

Qualunque uomo libero, di fondo, sta con gli ucraini perché si riconosce nel loro colossale rifiuto. Il rifiuto, per usare le parole con cui Milan Kundera spiegava la lacerazione delle nazioni dell’Europa orientale, di farsi divorare da «una civiltà altra», quella russa, che si pensa come «un Anti-Occidente». La loro battaglia è la nostra in senso letterale, riguarda la loro scelta di campo per il mondo libero.

Proprio per questo, gli ucraini dovrebbero sapere, e sanno, che tra le gradevoli peculiarità dell’Occidente c’è il fatto plurisecolare per cui la religione non è un’appendice della politica, c’è la frattura tra ordine temporale e ordine spirituale, tracciata ben prima che dall’illuminismo dallo stesso Vangelo: «A Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio».

Ecco, allora non si possono trascinare la guerra e la geopolitica, faccende di Cesari per eccellenza, tra le cose di Dio. Non si può insegnare al Papa a fare il Papa, per esempio. È assurdo, prima che sbagliato, dire «non ha senso parlare di un mediatore chiamato Papa Francesco se assume una posizione filorussa», come ha fatto Mykhailo Podolyak, capo consigliere del presidente Zelensky, quasi stesse commentando i furori putiniani di un Orsini odi un Santoro. 

 

Il Papa non è filorusso né filoucraino nel senso strettamente politicista del termine, è anzitutto il vicario di Cristo in terra, ha un’altra missione. Una missione che consiste anzitutto nel chinarsi sulla sofferenza altrui, e in questo senso tra l’altro pochi giorni fa ha ricevuto così in udienza i vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina: «Voglio assicurarvi della mia solidarietà con voi e di una costante vicinanza orante. Io sono con il popolo ucraino». Ma come priorità pastorale, non come agenda politico-militare, non nel modo in cui lo è (per fortuna) l’amministrazione Biden: siamo in Occidente, leader temporale e leader spirituale non coincidono. L’alternativa è quel cesaro-papismo di matrice bizantina che ha pienamente restaurato il patriarca Kirill (definito da Bergoglio «chierichetto di Putin», e non pare esattamente un’uscita filorussa): la subordinazione, fattuale e valoriale, della Chiesa all’Imperatore, o allo Zar. È esattamente l’alternativa che state combattendo, cari amici ucraini, contro cui state mandando a morire i vostri figli, contro cui state avanzando metro per metro, a costi inumani. Non sarà un caso.