Missione indiana

Giorgia Meloni in Cina, il durissimo faccia a faccia con Li Qiang

Giovanni Longoni

L’Italia vuole lasciare la Via della Seta per l’autostrada dell’Indo-pacifico. È questa la missione che attende Giorgia Meloni oggi e domani al G20 di Nuova Delhi. E non è cosa semplice. Oggi infatti ci sarà il complicato faccia a faccia con Li Qiang, il primo ministro cinese e il più alto in grado della spedizione del Dragone al summit (Xi Jinping è rimasto a Pechino: fa l’offeso con i dirimpettai di Himalaya, gli indiani, per ragioni di confini). Li, fedelissimo del presidente (è un uomo del “Nuovo esercito dello Zhejiang”, la corrente un tempo considerata “occidentalista” e oggi claque del dittatore), ha chiesto con insistenza l’incontro. Con la levità del mandarino e il pugno di ferro del maoista proverà a mettere spalle al muro il nostro premier, reo - a dire del regime comunista - di essersi piegato al diktat di Joe Biden che avrebbe preteso la rescissione dell’accordo fra Italia e Repubblica Popolare siglato da Giuseppe Conte.

 

 

XI CONTESTATO

Meloni proverà a rilanciare su altri campi della collaborazione fra i due Paesi. Ma l’irritazione di Xi Jinping è palese, per di più acuita dagli attacchi interni che la sua leadership subisce da quando l’economia si è ingolfata e la Germania macchina statale si è concentrata sulla repressione e la militarizzazione dimenticando il sostegno alla produzione e allo sviluppo. Ma se il rilancio sul tavolo del Dragone è difficile, Giorgia sa di avere un’altra chance. Si chiama India. Anzi, a ben vedere si chiama Narendra Modi, il premier nazionalista e visionario che sta cambiando radicalmente la “più grande democrazia del mondo”. Fra lui e Giorgia c’è feeling, iniziato al G20 di Bali e consolidatosi a marzo durante la visiCanada India Italia ta di Stato della leader di FdI nel Subcontinente. Modi la accolse schierando la Guardia d’Onore (in India è un reggimento composto da 100 soldati e soldatesse scelti da Esercito, Marina e Aviazione) al Rashtrapati Bhavan, l’enorme Quirinale indiano. Giorgia contraccambiò con la frase: «Modi è il leader più amato al mondo» che rimbalzò su tutta la stampa locale- e si parla di quotidiani diffusi in milioni di copie. Il passo successivo fu la firma di accordi di cooperazione in campo militare ed energetico.

 

 


«Il commercio tra India e Italia», dichiarò la Meloni, «ha raggiunto il record di 15 miliardi di euro. Ma siamo convinti di poter fare di più». I marò sono un lontano ricordo. È qui sempre all’opera la visione geostrategica riassunta nella formula del “Mediterraneo allargato”. Che si allarga non solo a Sud, verso l’Africa delle migrazioni e delle risorse naturali, ma anche a est. Via Suez-Aden-oceano Indiano e poi Pacifico. Visione che spiega in parte anche gli altri bilaterali che attendono il premier: oggi vedrà infatti il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, a suggellare l’attenzione agli alleati degli Usa in estremo oriente iniziata con l’intesa con il Giappone su difesa e semiconduttori.

 

 

 

 

RISHI SUNAK

A Nuova Delhi Meloni ha trovato anche un vecchio amico, il primo ministro britannico Rishi Sunak (sugli indiani, Giorgia, decisamente fa colpo), col quale ieri ha discusso di contrasto all’immigrazione clandestina e intelligenza artificiale. Ma la via dell’Indo-Pacifico è il focus della sua politica estera. Lo si vede anche dalla prossima destinazione: prima di rientrare a Roma, la premier (con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti) farà tappa in Qatar. Ultimo tassello del Golfo che mancava al tour de force diplomatico del governo.