Cremlino nel mirino
Spartacus, il generale russo spara contro il quartier generale: l'audio-choc
Mosca vacilla. La catena di comando dell’esercito russo nel sud dell’Ucraina è in fibrillazione. Non a caso nella giornata di giovedì 13 luglio il generale Gerasimov, da gennaio a capo delle operazioni di guerra, ha rimosso dal suo incarico il generale Ivan "Spartacus" Popov. Lui, comandante della 58esima armata interforze, sarebbe colpevole di aver scritto un rapporto senza sconti. Il dossier denunciava la mancanza di capacità e di equipaggiamento delle truppe russe. Risultato? Come "vendetta" Popov ha mandato sulla chat della 58esima armata un messaggio audio nel quale accusa i superiori di tradimento. Nel messaggio spiega che i suoi soldati, da lui definiti "gladiatori", stanno perdendo la guerra per colpa dei comandanti in capo. Messaggi che riportano alla mente Evgenij Prigozhin, il numero uno del gruppo Wagner reo di aver tentato un vero e proprio golpe ai danni del Cremlino.
L'unica differenza? Popov non è un faccendiere esterno, bensì un militare cresciuto in divisa. Ecco allora che il suo audio è subito finito alla mercè di tutti. Il deputato della Duma Andrej Gurulev lo ha pubblicato su un canale Telegram e anche questo passaggio è particolare: Gurulev è un membro di Russia Unita, il partito del presidente Putin, ma è anche un ex generale e veterano di guerra che comandava la stessa 58esima armata interforze.
Insomma, la volontà era far arrivare il clima generale direttamente a Vladimir Putin. Dietro lo sfogo di Spartacus c'è comunque un fatto di cronaca: lunedì un missile Storm Shadow, consegnato dal Regno Unito all’Ucraina, ha distrutto l’hotel Dune di Berdyansk, che affaccia sulla spiaggia del mare di Azov, era stato requisito dai suoi gladiatori e trasformato nel quartier generale della sua 58esima armata interforze. Quel giorno Popov si è salvato perché non era lì, ma il missile ha ucciso il suo superiore, il generale Oleg Tsokov, numero due del Distretto militare meridionale che dirige l’invasione russa nel sud dell’Ucraina. "Come oggi dicono molti comandanti di reggimento e divisione, il nostro esercito non è stato distrutto al fronte, ma è stato pugnalato alle spalle dai nostri comandanti più alto in grado, che lo hanno decapitato a tradimento nel momento più difficile", ha dichiarato proprio Popov nel suo messaggio.