Quale futuro
Nicolai Lilin, dopo il "golpe": ecco chi può saltare (davvero)
Quello che sta accadendo in Russia non è una situazione spontanea, bensì una grave conseguenza dell’ennesimo periodo di stallo dell’apparato amministrativo russo. Qualsiasi sistema artificiale porta inevitabilmente al degrado. È un assioma. L’unico modo per evitare questo processo è migliorarlo e svilupparlo costantemente. Ma più il sistema è complesso, più richiede sforzi e risorse non solo per il suo sviluppo, ma anche per i tentativi di stabilizzarlo. Alla fine si arriva alla stagnazione e al degrado.
Cosa significa questo per il sistema di gestione? Le posizioni chiave sono occupate da manager capaci di mantenere l’equilibrio del sistema. Coloro che sono in grado di svilupparlo vengono esclusi: sono pericolosi perché ogni tentativo di andare avanti altera l’equilibrio e minaccia con le sue azioni la stabilità dell'intera struttura.
Tuttavia, durante una grave crisi, gli stabilizzatori, che hanno un’ottima percezione dei principi di funzionamento del sistema, si trovano nell’impossibilità non solo di rispondere adeguatamente alle sfide, ma anche semplicemente di prendere decisioni indipendenti e di assumersi responsabilità. Si aggrappano a una passività prima salutare e, in tempi di crisi, distruttiva, perché è l’unico modello di governance che capiscono e che in anni tranquilli ha dimostrato sicurezza per loro. L’inazione, la passività, l’indecisione e la mancanza di iniziativa non fanno che esacerbare e aggravare la crisi.
In queste circostanze, è necessario compiere uno sforzo intenzionale per sostituire i vecchi manager con altri nuovi, dotati di un potenziale appassionato. I vecchi manager sono in grado di tenere in piedi il sistema solo di fronte a crisi di medio livello. Quelle più gravi sono fuori dalla loro portata.
Il desiderio di mantenere e stabilizzare il sistema non farà altro che condurlo con maggiore sicurezza verso il collasso. Così accade ora con il sistema russo, i manager attuali stanno guidando la nave verso gli scogli con mano ferma, perché semplicemente non conoscono altra rotta. In assenza di sforzi positivi, il potenziale passionale si accumulerà in processi negativi spontanei che rappresentano una minaccia ben più grave di qualsiasi altra crisi: il sistema verrà semplicemente demolito fino alle sue fondamenta. Questo scenario è accelerato dagli stabilizzatori che cercano di neutralizzare i passionali e li provocano in un conflitto aperto. Più si ritardano le decisioni sul personale e la modernizzazione del sistema di governance, maggiore è l’instabilità dell’intero sistema, più acute sono le contraddizioni interne e più alto è il rischio di collasso.
In questo momento Putin, di certo, ha molto su cui pensare. Però, credo che a lui sarebbe utile ricordare la parabola di Gesù del vino nuovo nelle otri vecchie: «E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».