Trame russe
Vladimir Putin è scappato? "Vivo, fino a quando...", il sospetto del generale
Che ne sarà ora di Vladimir Putin? A golpe sventato, almeno per ora, è questo il grande interrogativo che agita i Palazzi del potere del mondo. Intervistato dal Corriere della Sera, il generale americano David Petraeu, ex capo della Cia, prova ad analizzare quanto accaduto nelle ultime 48 ore in Russia, dalla rivolta di Rostov alla marcia su Mosca interrotta a 200 chilometri dalla capitale, con un patto tra Evgeni Prigozhin, capo del Grupppo Wagner, e il Cremlino.
"Credo che le avanguardie del gruppo fossero a 60-90 minuti di distanza. Non l’intera forza, meno di 5.000, ma stavo tenendo d’occhio le reazioni di tutte le forze di sicurezza per vedere se restavano fedeli a Putin: l’esercito, l’aviazione, le forze speciali, la guardia nazionale Rosgvardiya, l’Fsb, le forze del ministero dell’Interno, del Cremlino e i ceceni, insomma l’insieme di elementi controllati dai siloviki, i leader dell’establishment della sicurezza. Se alcuni di loro avessero appoggiato il gruppo Wagner, si sarebbe scatenata una vera guerra civile".
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Ora, sottolinea il generale, "la situazione è molto confusa. Ma potrebbe essere che Prigozhin si è spaventato e si è reso conto che aveva costretto Putin a dirigere tutte le forze contro di lui", afferma. "Penso che la stessa Wagner si sia impegnata in quest’azione solo 48 ore prima. Finora la tendenza di Prigozhin era di mantenere autonomia ma anche ottenere ulteriori risorse - sottolinea -. Ed è solo quando Shoigu ha annunciato che tutte le forze irregolari avrebbero dovuto firmare contratti con il ministero della Difesa che Prigozhin si è sentito di forzare la mano. Secondo me sperava di evitarlo. Ma la scadenza era vicina, a fine mese, e allora si è imbarcato in quest’impresa. Ritengo improbabile che gli ucraini stiano lavorando con una persona che è stata così brutale, e che non vuole porre fine alla guerra".
Resta, per Putin, un senso di potere e sicurezza perduti, forse per sempre. Qualcuno sospetta che ancora oggi, ad acque apparentemente placate, il presidente russo non sia al Cremlino ma altrove. "Può restare vivo a lungo, ma la domanda è dove e quanto potere avrebbe. Si dice che sia scappato a San Pietroburgo in un bunker, come pure che Prigozhin fosse in bunker a Rostov", è il commento sibillino dell'ex capo della Cia.