La guerra

Cremlino, l'ecatombe censurata: "Tutto in due settimane", cifre-choc

Maurizio Stefanini

La viceministro ucraina della Difesa Hanna Maliar ha annunciato in tv che ormai le forze ucraine nel corso della controffensiva hanno recuperato in due settimane otto località in direzione di Berdiansk e Melitopol, per un totale di 7 km in linea retta e di 113 km2 di superficie. Anche Piatihatki è stata ripresa, nella zona di Zaporizhzhia, mentre i bombardamenti ucraini sono tornati a colpire il territorio russo nella zona di Belgorod. I combattimenti continuano anche a Bakhmut, dove i russi continuano ad accumulare truppe per frenare l’avanzata ucraina sui fianchi, e nel Donetsk.

PERDITE INGENTI
Ma a loro volta anche i russi tentano di riprendere l’iniziativa attaccando nelle zone di Liman-Kupiansk Avdíivka e Marinka, anche nell’Est. Hanna Maliar assicura anche che i russi nel corso della scorsa settimana avrebbero perso 4.600 tra morti e feriti e un’ottantina di prigionieri, oltre a 400 tra elicotteri, carri armati, lanciamissili e sistemi anticarro, mentre nel solo fine settimana missili e artiglieria ucraini avrebbero centrato tre posti di comando, cinque depositi di munizioni, tre zone di concentrazione del personale e tre unità di artiglieria. Solo domenica le forze aeree ucraine avrebbero lanciato 14 attacchi contro zone di concentrazione di forze nemiche.

 

 


Ma a loro voltai russi hanno portato 43 attacchi aerei, 4 con missili e 51 con razzi, sia contro truppe ucraine che contro aree abitate. Nell’ultima giornata ci sarebbero stati 26 combattimenti. L’intelligence britannica ritiene che entrambe le parti stiano soffrendo forti perdite e ancora Hanna Malyar ha ammesso ieri pomeriggio con un post su Telegram che la situazione a Est è difficile, appunto perché l’esercito russo ha rafforzato i suoi schieramenti e sta attaccando nelle direzioni di Lyman e Kupyansk, i bombardamenti sono intensi e i combattimenti infuriano. «Il nemico non abbandona i suoi piani per raggiungere i confini delle regioni di Donetsk e Lugansk, direzione principale dell’offensiva nemica. Le nostre truppe stanno agendo con coraggio di fronte alla superiorità di forze e mezzi del nemico e non gli permettono di avanzare». Agli scontri in campo aperto si aggiungerebbero azioni di guerra partigiana nelle retrovie, come sembra attestare la notizia che l’assistente del vice primo ministro della regione di Zaporizhzhia controllata dai russi, Vladimir Yepifanov, è rimasto ferito in seguito a una esplosione nella sua vettura in Crimea, sulla quale viaggiava insieme ad altre due persone. Pare evidente che sia stato un attentato.

 


FALLIMENTO AFRICANO
Il New York Times sostiene intanto di avere le prove che sono stati i russi a far saltare la diga di Kakhovka, provocando una strage che il governo ucraino ha indicato in almeno 500 vittime nella città temporaneamente occupata di Oleshki. In questo contesto, la proposta di mediazione africana è celebrata come un successo solo dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che ieri nella sua lettera settimanale alla nazione ha definito “storica” la visita del gruppo non allineato African Peace Initiative in Ucraina e Russia durante il weekend. Peccato che il viaggio diplomatico dei capi di Stato di Sudafrica, Senegal, Comore e Zambia, insieme al premier egiziano e ad alti funzionari di Uganda e Congo-Brazzaville non solo non ha prodotto risultati immediati, ma un bombardamento russo avvenuto proprio mentre la missione arrivava a Kiev ha consentito a Zelensky di avanzare l’ipotesi che Putin non vuole la pace. Anche il fatto che come precondizione del negoziato gli africani chiedessero la revoca dell’ordine di arresto per Putin da parte della Corte Penale Internazionale ha accresciuto l’impressione che per Ramaphosa il problema principale sia il dover arrestare in teoria il presidente russo se si presenta a Johannesburg per l’imminente vertice dei Brics.