Cosa c'era dietro
Ucraina, dubbi sul leader africani e Putin: hanno fregato Kiev?
È iniziata la missione diplomatica di pace in Ucraina da parte di 7 Paesi africani. Lo scopo? Trovare una soluzione alla guerra intrapresa dalla Russia. Il gruppo, che include il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, è già stato a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e oggi si trova a San Pietroburgo per incontrare il presidente russo Vladimir Putin. Per la delegazione sudafricana si tratta dunque della seconda tappa della missione di pace che però non convince.
"La delegazione dei leader africani era interessata solo a sospendere il mandato di arresto di Vladimir Putin, da parte della Corte penale internazionale", tuona Mykhailo Podolyak, consigliere dell'ufficio presidenziale ucraino, citato dai media ucraini all'indomani della visita. "C'è un punto che li preoccupa" ed è il motivo "per il quale, credo, siano venuti" a Kiev. Non a caso Ramaphosa ha dichiarato in una conferenza stampa, proprio mentre i russi bombardavano l'Ucraina, che "deve esserci una de-escalation da entrambe le parti", invocando la "pace attraverso i negoziati". Ma Zelensky ha escluso questa possibilità: "Ho detto chiaramente più volte durante il nostro incontro che consentire qualsiasi negoziato con la Russia, adesso che l'occupante è sulla nostra terra, significa congelare...dolore e sofferenza".
Intanto stando alla stampa russa, il team diplomatico ha fatto delle proposte a Kiev, che non verranno rivelate fino alla fine dei colloqui con lo zar. Gli analisti al momento restano speranzosi e notano che lo sforzo di mediazione della delegazione potrebbe far sperare di ottenere alcune concessioni dal Cremlino. D'altronde il continente africano è stato duramente colpito dall'aumento dei prezzi dei cereali e dei fertilizzanti, come anche dall'impatto più ampio sul commercio globale da quando la Russia ha invaso l'Ucraina.