Mediterraneo di sangue

Migranti, affonda barcone in Grecia: "La più grande strage di sempre"

Uno dei più gravi naufragi della storia: è sconvolgente il bilancio del ribaltamento nelle acque al largo della Grecia di un peschereccio partito dalla Libia e diretto in Italia. L'ennesima strage di migranti nel Mediterraneo. "Il numero dei morti aumenta di ora in ora, e diverse persone raccontano che a bordo erano circa 600". A dirlo al Guardian è un funzionario del governo greco. Sia i morti sia i feriti vengono trasferiti a Kalamata. "Sempre più persone attraversano i mari aperti anche in condizioni meteorologiche più tempestose - ha affermato Natassa Strachimi, avvocato di Refugee Support Aegean, una ong che fornisce assistenza legale ai richiedenti asilo - e i viaggi impiegano molto più tempo perché la destinazione è l'Italia". Altre fonti indicano un numero di 750 migranti a bordo del peschereccio. Al momento, i corpi recuperati dalla Guardia costiera greca ammontano ad almeno 79, con 104 persone salvate.

 

 

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Bisogna risalire alla strage del Canale di Sicilia, avvenuta il 18 aprile 2015 e che causò 58 vittime accertate, 28 superstiti e fra 700 e 900 presunti dispersi, per trovare un episodio di portata simile. Tuttavia, secondo quanto appreso da Agenzia Nova, Frontex aveva già allertato il 24 maggio sulla partenza di almeno "tre grandi pescherecci" dalla Libia orientale con 2.000 migranti a bordo. Non è chiaro se il peschereccio che si è ribaltato nella zona Sar (ricerca e salvataggio) della Grecia fosse effettivamente uno dei tre segnalati da Frontex. Tuttavia, era facile prevedere che, prima o poi, uno dei pescherecci fatiscenti partiti dalla Cirenaica con a bordo centinaia di bengalesi, egiziani e siriani, avrebbe subito un naufragio. 

 

 

 

 

La dinamica dell'incidente non è ancora chiara. Le carte nautiche e le mappe di profondità citate dal giornalista Sergio Scandura di Radio Radicale indicano che il mare era calmo al momento del naufragio e non ci sono segnalazioni di secche al largo di Pylos, nelle acque del mar Ionio orientale, dove si è verificato il ribaltamento del peschereccio. Poco prima del naufragio, l'attivista italo-marocchina Nawal Soufi, che aveva lanciato l'allarme, ha riportato su Facebook che una nave mercantile vicina al barcone "ha gettato delle bottiglie d'acqua" a bordo del peschereccio, "causando un grande squilibrio ogni volta che una bottiglia veniva lanciata". In attesa delle testimonianze dei sopravvissuti, la tesi più plausibile è che il barcone si sia ribaltato durante un'operazione di salvataggio improvvisata o mal organizzata nella zona Sar di competenza di Atene. Rimane ancora da comprendere il motivo per cui il peschereccio si sia spinto così ad Est, dato che generalmente le imbarcazioni provenienti dalla Libia puntano verso le coste italiane.