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Edward Luttwak, "la Russia può riprendersi l'Ucraina"

Maurizio Stefanini
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«Ci sono cose che succedono e ci sono cose che non succedono. Una delle cose che non stanno succedendo è la ripresa economica. C’è una specie di rallentamento nella ripresa economica globale dovuto alla Cina. La cosa che sta succedendo è che un po’ dappertutto la destra, spesso definita populista, sta vincendo su progressisti, termine ufficiale adesso usato, che insistono un po’ dovunque per spingere su temi che non sono socioeconomici». Polemologo, politologo, saggista e economista consulente del governo di Washington, Edward Luttwak è famoso non solo per i suoi studi sulla “grande strategia” degli Imperi Romano e Bizantino, dell’Urss e della Cina, ma anche per il suo linguaggio diretto.

 

 

 

 

La crisi cinese, dunque, starebbe intossicando l’economia globale? 
«La Cina ormai è un quarto dell’economia globale, più o meno, e l’economia cinese non riprende. Subito dopo le restrizioni pandemiche ci fu come dovunque nel mondo un salto, ma poi per varie ragioni questa crescita non c’è. C’è un rallentamento, e c’è una disoccupazione giovanile a più del 20%. Gli italiani sono abituati ad altissimi livelli di disoccupazione, anche a causa del fatto che non si può licenziare che con molta difficoltà, ma in Cina un 20% di disoccupazione giovanile è inaudito. Le famiglie usano tutti i loro risparmi per mandare i giovani a scuola e far avere loro diplomi, e se hai una cifra del genere persistente è molto serio».

 

 

 


Ma perché questa crisi? 
«Perché la dittatura si è molto intensificata. Come spiegava Curzio Malaparte alcune generazioni fa, la dittatura è gelosa di ogni altro potere. L’attacco di Xi Jinping contro Jack Ma di Alibaba è parte di un attacco generale contro tutta i fautori delle nuove tecnologie in Cina. Il risultato è che invece di espandersi e assumere gente Alibaba licenzia. In passato assumeva 20.000 neo-laureati ogni anno: l’anno scorso ha dovuto al contrario licenziare 20.000 giovani impiegati. Per gelosia Xi Jingping non vuole avere nessun altro tra i piedi, e dunque deve abbattere quelli che erano i campioni dell’economia cinese».

 

 

 


E le elezioni a destra? 
«Una volta c’era la destra che proteggeva i ricchi e la sinistra che proteggeva i poveri. Adesso la sinistra dovunque ha deciso di spingere su temi che non sono socioeconomici ma ad esempio sessuali. Il risultato è stato una spinta a destra. Ad esempio, Gerusalemme è una città dove sono ci sono religiosi ebrei, musulmani, cristiani religiosi. L’ostinazione a voler fare un Gay Pride là e non solo a Tel Aviv ha spinto in Israele molta gente che era apolitica a entrare in politica, per difendere i loro valori. Questo è successo in Israele in maniera molto chiara, ma è successo anche in Paesi come Ungheria, è successo in Paesi come la Turchia, ed in realtà è successo in tutto il Nord Europa, che era da sempre di sinistra sta andando, è andato al centro o al centro-destra. Di nuovo perché anche lì la sinistra ha voluto spingere ad esempio in Svezia i diritti degli immigrati, anche adesso che la presenza di certi particolari gruppi di migranti crea molto crimine. Così ora ad esempio in Danimarca per avere la nazionalità danese adesso devi dimostrare una buona conoscenza della cultura danese, non solo della lingua. Questo sta chiaramente anche succedendo negli Stati Uniti, dove la crescita di questo tipo di attitudini sta provocando reazioni dappertutto. E questo fenomeno si vede anche in Italia, simbolizzato dalla Meloni da un lato e dalla Schlein dall’altra parte»,  

 

 

 


E la guerra? 
«La Russia quando va in guerra deve sempre perdere per un anno o due, perché da sempre è governata da dittatori, che siano monarchici o che siano come Putin. E i dittatori non si circondano di gente capace, ma di gente fedele. È caratteristico che il ministro della Difesa russo Shoigu non abbia avuto nessuna esperienza militare. Però poi i russi non sono sconfitti, perché per esempio oggi l’esercito ucraino non può andare a Mosca e obbligare i russi a firmare un accordo di pace. Ma quando una grande potenza attacca una potenza più piccola e viene sconfitta. quello che fa è attaccare di nuovo. La grande potenza può subire colpi, gli incompetenti non si eliminano velocemente, Shoigu è ancora là, quindi ci vuole tempo. Ma non credo che i russi abbandoneranno la guerra. Quindi l’Ucraina non può vincere, perché non può andare a Mosca, Ma neanche i russi ormai possono più andare a Kiev, dove ogni massaia ha due bazooka. I russi non possono conquistare Kiev, gli ucraini non possono andare a Mosca, quindi questa guerra continua». 
Fino a quando?
«Il prossimo passo è che gli ucraini usino le loro riserve operative, cioè le unità militari armate e addestrate, e non impiegate per tenere il fronte. Prima gli ucraini dovevano mandare tutto quello che avevano al fronte per tenere il fronte, se no avanzavano i russi. Adesso possono controllare i russi senza dover mandare tutto al fronte, quindi hanno una riserva operativa, quindi possono lanciare una loro offensiva. La cosa più ovvia che la carta geografica indica è scendere da Zaporizhzhia, che è l’angolo del fiume Dnepr, e arrivare alla costa del Mar Nero, così tagliando le strade e le ferrovie che riforniscono le posizioni russe più a ovest. Se i russi non riescono a reagire in tempi rapidi per rompere questo vettore ucraino che scende verso il Mar Nero, a questo punto i due eserciti potrebbero essere l’uno circondato dall’altro, per così dire. E queste sono situazioni in cui un cessate il fuoco è possibile».
Uno scenario ottimistico...
«Gli ucraini fanno una bella offensiva, i russi una bella controffensiva, i due eserciti finiscono uno nelle tasche dell’altro, e in questa situazione fanno un cessate il fuoco, che potrebbe aprire la strada a un negoziato sulla base di esigenze che le due parti hanno già segnalato. I russi vogliono Donetsk e Luhansk. Gli ucraini non possono dargli Donestk e Luhansk, ma potrebbero permettere un plebiscito. Naturalmente i russi insistono anche che l’Ucraina accetti uno status tipo Austria, per cui potrebbe entrare nell’Ue ma non nella Nato. Questa potrebbe essere una condizione che gli ucraini non accetteranno mai ma forse i russi non insisterebbero. Se loro hanno il loro plebiscito per le due regioni Putin può dire che ha ottenuto il diritto della popolazione ad esprimersi».
E lo scenario pessimistico?
«La guerra semplicemente continua a oltranza, perché gli ucraini continuano a difendersi bene con gli aiuti che ricevono. Questi aiuti mica hanno portato alla fame in Europa Occidentale o in America. Sono in realtà aiuti non enormi, facilmente sostenibili». 

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