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Joe Biden non si regge in piedi: rovinosa caduta sul palco, sospetti drammatici
L’immagine di Biden che cade sul palco durante una cerimonia all'Accademia dell'Aeronautica di Colorado Springs e che poi a fatica viene aiutato a rialzarsi dai presenti non ci fa alcun piacere, come non fa mai piacere assistere alla caduta di un uomo anziano che si regge a malapena sulle proprie gambe. Tale immagine però deve preoccupare gli americani e soprattutto coloro che più o meno convintamente l’anno prossimo si appresteranno a rivotarlo, più che altro per non far vincere il candidato che lo sfiderà, che sia Trump o DeSantis. Non è mai successo negli Usa che un partito dica di no a un presidente che vuole ripresentarsi per il suo secondo mandato e anche stavolta i Dem lo ha fatto, pur manifestando qualche discreta perplessità. Ma in questo caso è stata anche una scelta obbligata, perché dietro a Biden in realtà c’è il nulla assoluto.
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La scelta più logica sarebbe dovuta ricadere sulla vice Kamala Harris, che è anche il motivo per cui era stata affiancata al presidente in un ticket che avrebbe dovuto proiettarsi al futuro. Kamala tuttavia in questi tre anni di vicepresidenza è stata eclissata per manifesta incompetenza, svolgendo ruoli assolutamente secondari e senza mai, o quasi far parlare di sé. Anzi spesso alla Harris sono stati affidati compiti fastidiosi e impopolari, come quando è stata mandata in visita in Guatemala a dire agli immigrati di non andare negli Usa «perché sarete respinti». Tra i nomi alternativi si è fatto anche quello di Michelle Obama, donna di successo e certamente molto amata, ma assolutamente priva di esperienza politica, se non quella vissuta accanto al marito come first lady. Michelle tuttavia ha detto a priori di non avere alcuna intenzione di fare quel passo.
Tra i giovani si è fatto il nome di Alexandria Ocasio-Cortez, pasionaria di estrema sinistra stile Schlein (ma sarebbe meglio dire il contrario, ovvero che l’italiana è una copia mal riuscita dell’americana), una scelta divisiva e certamente poco apprezzata dai centristi democratici e in particolare dagli indipendenti, che generalmente sono l’ago della bilancia di tutte le elezioni, compreso quelle statunitensi. Si è parlato anche di Pete Buttigieg, attuale segretario ai trasporti di Biden, primo gay dichiarato a rivestire un ruolo ministeriale in un governo americano, e padre di due gemelli avuti con il marito Chasten attraverso la maternità surrogata. Uno spot woke che fa tanto comodo a un governo di sinistra ma non sufficiente a giustificare la presidenza del Paese più importante del mondo.
Al suo opposto c’è anche chi ha tirato fuori il nome di Hillary Clinton, politica di grande esperienza già sconfitta da Trump nel 2016, discusso Segretario di Stato con Obama, al centro di spinose questioni poi insabbiate come l’omicidio dell’ambasciatore americano in Libia e le famose mail classificate trasmesse su server privati. Guerrafondaia convinta, nonché ovviamente moglie di Bill, ultimo presidente del secolo scorso, Hillary, che ha 75 anni, ha recentemente sottolineato che l’età di Biden è un problema da tenere in considerazione, «e le persone hanno tutto il diritto di considerarla». La caduta di giovedì le dà ragione, ma questo non è un buon motivo per tornare a un passato sepolto che poi è lo stesso di Biden. Se queste sono le prospettive dei Democratici allora tanto vale ritorni Trump, almeno lui ha promesso di far finire la guerra in Ucraina in un giorno.