La stretta dello zar
Putin fuori controllo, la legge agghiacciante sui manifestanti pestati dai poliziotti
Ulteriore stretta di Vladimir Putin sulla libertà di espressione in Russia. A un anno esatto dalla legge sulle "fake news" contro qualsiasi persona che manifestasse dissenso contro l'operazione militare speciale in Ucraina, alla Duma, la Camera bassa del Parlamento, riporta il Corriere della Sera, sono state approvate un numero record di leggi molte delle quali regolano la sfera sociale della vita russa. In particolare, Putin ha firmato la nuova legge che vieta a livello statale e culturale l’uso di parole straniere. Proprio lui che nel suo ultimo discorso alla nazione, ne aveva usate una dozzina.
Tant'è. Giovedì sono passati anche due disegni di legge che modificano il Codice amministrativo e penale, aumentando la pena fino a quindici anni di carcere per chi "getta discredito sull’esercito" estendendo il reato anche a "formazioni volontarie, organizzazioni o persone che assecondano l’espletamento delle funzioni che spettano alle Forze Armate", in sostanza un emendamento sul gruppo Wagner. Inoltre, il Parlamento "ha concesso al governo la facoltà di sospendere 'ogni informazione statistica' agli organi di stampa e chi ne fa richiesta".
E ancora, "è stato presentato un nuovo disegno di legge secondo il quale ogni lunedì nelle aule scolastiche oltre alla bandiera russa dovrà essere issata anche quella della vittoria (9 maggio) nella Grande Guerra Patriottica. È stata già avviata la discussione sulla legge contro la 'russofobia'", concetto alquanto generico. L'intenzione è di punire "ogni parola, pronunciata in qualunque luogo, anche all’estero, che possa essere interpretata come 'lesiva dell’immagine' di Madre Russia", scrive il Corriere.
Infine è stato dato il via libera a un decreto che "cancella le aggravanti per i poliziotti che si sono macchiati di crimini. Il pestaggio di un manifestante potrà così essere giudicato alla stregua di una rissa tra cittadini comuni".