Amazzonia (e non solo)

Jair Bolsonaro? Toh, il Brasile inquina anche senza di lui...

M.S.

Lunedì 30 gennaio il presidente brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva ha incassato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz 200 milioni di euro a titolo di contributo per la tutela dell’Amazzonia. Venerdì 3 febbraio Lula ha fatto affondare nell'Atlantico una ex-portaerei carica di rifiuti tossici. Incassato l'assegno, gabbato lo cancelliere, si potrebbe commentare. Ovviamente, proprio perché il contributo era stato portato in quanto Lula si era celebrato come difensore dell’ambiente contro quel disboscatore di Bolsonaro, qualche associazione ambientalista ha provato a rivolgere al presidente brasiliano un appello, perché bloccasse l’operazione. Ovviamente, manco ha risposto.

Il «naufragio pianificato e controllato» della nave, carica di amianto, vernici e altri rifiuti tossici, è avvenuto nel tardo pomeriggio di venerdì, a circa 350 km dalla costa, malgrado le proteste degli ecologisti che parlavano di «danni incalcolabili» con «impatti sulla vita marina e le comunità costiere».

AMIANTO E VERNICI
«Di fronte ai rischi che comporta rimorchiarla e a causa del deterioramento dello scafo, la sola soluzione è abbandonare la nave affondandola in modo controllato», aveva spiegato un comunicato congiunto di Marina e ministero della Difesa nei giorni scorsi. Il pubblico ministero federale del Brasile aveva cercato di fermare l'operazione con diversi ricorsi presso i tribunali, avvertendo sulle conseguenze per l'ambiente e ricordando che la portaerei contiene 9,6 tonnellate di amianto, 644 tonnellate d'inchiostri e altri materiali pericolosi: il rischio, ha sottolineato, è di «gravi danni ambientali», soprattutto a causa del fatto che lo scafo è danneggiato. La nave, costruita alla fine degli anni '50 nel cantiere navale di Saint-Nazaire nell'Ovest della Francia, è stata per 37 anni al servizio della marina francese prima di essere acquistata nel 2000.

A causa della obsolescenza e dei problemi legati a un incendio avvenuto nel 2005, oltre che dei costi troppo elevati che avrebbe comportato una modernizzazione, Brasilia ha deciso di disfarsene. Acquistata da un cantiere turco per utilizzarne il metallo nel 2021, non trovando un porto dove accoglierla stava rinunciando quando il Brasile ha acconsentito a trasportarla fino al Mediterraneo; ma le autorità ambientali turche hanno stabilito di non volerla ricevere quando si trovava già dalle parti dello Stretto di Gibilterra; a quel punto, è tornata indietro nonostante nel frattempo i danni allo scafo fossero peggiorati. Le Ong ambientaliste Greenpeace, Sea Shepherd e Basel Action Network hanno denunciato «una violazione di tre trattati internazionali», e Basel Action Network ha appunto rivolto l'estremo appello a Lula.

RICICLATO
Da ricordare che Lula durante il primo mandato da presidente aveva ricevuto da Greenpeace il sarcastico premio “motosega d'oro”, e l'ambientalista Marina Silva si era dimessa per protesta da ministro dell'Ambiente, candidandosi alla presidenza contro Dilma Rousseff. Ora Lula si è riciclato come ambientalista, andando alla Cop27 in Egitto per farsi acclamare, e rinominando Marina Silva all’Ambiente. Vedremo presto i prossimi sviluppi.