Prole forti
Russia, Alan Kuperman rivela: "Putin userà la bomba", cosa sa l'esperto
«Le ultime notizie che arrivano dal fronte russo-ucraino sono allarmanti. La situazione sta precipitando, mentre Stati Uniti e Paesi Nato continuano a non avere una strategia in grado di spegnere un incendio che potrebbe travolgere tutti. Di questo passo, non escludo che Putin possa ricorrere all'uso delle armi nucleari». Alan J. Kuperman- cattedra all'Università del Texas - è considerato uno dei massini esperti nel campo degli studi sui conflitti etnici nei Balcani e nei Paesi dell'ex area comunista. Il professore è consapevole che con le sue tesi può essere accusato di simpatie filo russe, ma da studioso di scuola realista sa anche che per uscire da un conflitto occorre freddezza e distacco da parte delle leadership. Alla nostra osservazione circa la responsabilità della Russia nel dare inizio alla guerra con l'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio scorso replica in modo netto. «Questa è una verità che nessuno disconosce. Ora, però, se si vuole uscire dal tunnel della guerra è necessario capire che cosa abbia potuto scatenarla, per cercare di rimuovere le cause. Facciamo un passo indietro. Se ben ricorda alcuni anni fa in una precedente conversazione con Libero dissi che l'indipendenza del Kosovo avrebbe rappresentato un precedente pericoloso per la stabilità non solo dei Balcani, ma anche per i Paesi un tempo sotto l'influenza sovietica. Gli Stati Uniti fecero all'epoca due scelte i cui effetti destabilizzanti si stanno dispiegando appieno in questi mesi».
Si spieghi meglio.
«Il primo scivolone fu commesso quando nel febbraio 2008 si riconobbe l'autoproclamata indipendenza del Kosovo in diretta violazione di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in forza della quale si garantiva alla Russia che non ci sarebbe stata alcuna violazione unilaterale della sovranità in quell'area. Un secondo errore fu perpetrato due mesi dopo, nell'aprile 2008, promettendo alla Georgia e all'Ucraina che sarebbero diventate membri della Nato. Senza queste due macroscopiche provocazioni penso che la Russia non avrebbe attaccato ieri la Georgia e oggi l'Ucraina, sostenendo e riconoscendo le loro aree secessioniste».
Ora si tratta di capire quale possa essere una praticabile via di uscita. Il prossimo 13 dicembre a Parigi si terrà una conferenza internazionale guidata da Joe Biden ed Emmanuel Macron. Si troverà, in quella occasione, una strada che possa condurre alla pace?
«Mi pare che Putin abbia già risposto negativamente. Credo che fino a quando gli Stati Uniti (con al seguito gli altri Paesi della Nato) forniranno all'Ucraina tutte le armi di cui ha bisogno- senza aprire il capitolo di un possibile compromesso- la guerra e le sofferenze continueranno con il pericolo, come stiamo vedendo in queste ore, di una pesante escalation».
Lei ha scritto recentemente che questo conflitto si sarebbe potuto evitare. In quale modo?
«Sono convinto che l'invasione russa si sarebbe potuta evitare se gli Usa avessero chiarito fin da subito che l'Ucraina non avrebbe ricevuto sostegno qualora non si fosse impegnata nel realizzare l'accordo di Minsk II, siglato all'inizio del 2015 e che prevedeva il cessate il fuoco completo nel Doneck e nel Luhansk. Quel patto andava applicato, senza equivoci. Se gli Usa e la Nato avessero agito in tal senso, penso che oggi non saremmo a questo punto e che non avremmo avuto 100.000 vittime ucraine (fra morti e feriti) e parecchi milioni di ucraini non sarebbero stati costretti ad abbandonare il loro Paese. Le infrastrutture non sarebbero state distrutte come è accaduto e l'area controllata dalla Russia sarebbe molto più piccola di quanto non sia oggi».
Intanto, Zelensky non perde occasione per ribadire le sue richieste: la Russia deve ritirarsi da tutti i territori occupati, Crimea compresa.
«Putin non andrà mai al tavolo delle trattative se tali rivendicazioni non verranno riviste». Che fare, quindi? «Se si leggesse anche il più elementare manuale di realismo politico si capirebbe che la carta risolutiva oggi si trova nelle mani di Joe Biden e della Nato. Occorre fare pressione su Zelensky affinché riveda le sue richieste. In assenza di un compromesso continueranno a parlare le armi».
Lei pensa davvero che Putin possa considerare la possibilità di ricorrere all'opzione nucleare. Siamo davvero a questo punto?
«Se la Russia inizia a perdere territori chiave è del tutto possibile, se non probabile, che Putin possa ordinare ai suoi generali di preparare un'operazione con mezzi nucleari. Ripeto ancora una volta che occorre, se si vuole la pace, ritirare "l'assegno in bianco" staccato in favore di Kiev ed aprire una nuova fase diplomatica. È necessario che gli aiuti all'Ucraina abbiano come contropartita un atteggiamento meno rigido da parte di Kiev».
Non pensa che agendo in tal modo si faccia un favore all'aggressore russo?
«Al momento, non vedo altre strade per scongiurare il peggio. L'imperativo per tutti deve essere solo uno: evitare il passaggio alle armi atomiche».