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Battaglie navali, ecco perché ci aspetta un secolo di guerre in mare

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Mirko Molteni
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Un ennesimo sintomo della tensione fra Stati Uniti d'America e Cina s'è avuto alle isole Spratly, occupate dalle truppe di Pechino, che rivendica quella porzione di mare come «acque territoriali». La sovranità cinese sull'area non è riconosciuta e gli Stati Uniti inviano spesso le loro navi a esercitare il diritto di passaggio in acque internazionali, in quelle che il Pentagono chiama "missioni FONOP" (Freedom Of Navigation Operation). Il 29 novembre 2022 l'incrociatore americano Chancellorsville ha attraversato l'arcipelago compiendo poi un brusca virata, il che ha offerto ai cinesi lo spunto propagandistico per dire d'aver "scacciato la nave Usa" con le loro intimazioni via radio.

La Chancellorsville, lunga 173 metri e con dislocamento di 9800 tonnellate, è operativa dal 1991, ma, rimodernata, è sempre formidabile, armata con 130 missili, fra Tomahawk adatti a bersagli terrestri, Harpoon antinave e SM-3 antiaerei. Il 7 giugno 2019 fu questa nave Usa a sfiorare la collisione, al largo delle Filippine, con l'unità russa Admiral Vinogradov, in un duello "profetico" dei tempi d'oggi. L'incrociatore passò inoltre dallo Stretto di Taiwan, per dissuadere la Cina dall'attaccare l'isola, il 28 agosto 2022, poco dopo che la speaker del Congresso Nancy Pelosi aveva visitato Taipei suscitando l'ira di Pechino. Ecco perché le flotte sono strumenti militari e politici di prim' ordi ne. Controllare ,y le rotte oceaniche è basilare in un mondo in cui il 90% delle merci viaggia via mare. Ciò richiede la difesa delle proprie vie d'approvvigionamento e la capacità di minare quelle avversarie. E "mostrare la bandiera" inviando navi in aree di crisi aumenta il peso diplomatico di una nazione, che si traduce in credito politico ed economico.

 

 

 

TALASSOCRAZIE
Gli oceani collegano tutti i continenti e contribuiscono alla stabilità consentendo alle flotte di fare da deterrente ovunque. Le navi da guerra mantengono quindi intatta la loro importanza, purché integrate con i moderni sistemi aerei e satellitari di comunicazione e ricognizione. È quindi d'attualità la pubblicazione di un aggiornatissimo "ritratto" delle marine di tutto il mondo, dalle più grandi alle più piccole. Nel suo libro Almanacco Navale del XXI secolo. Dalla Guerra Fredda alla crisi ucraina (edito da Odoya, 1072 pagine, euro 42) lo storico navale Giuliano Da Frè ha dedicato ampi capitoli alle marine di Italia, Usa, Gran Bretagna, Russia e Cina. Ma ha completato il quadro con ALIVIA. una sezione enciclopedica che descrive le marine di tutti gli altri Paesi in ordine alfabetico.

Ad esempio, apprendiamo con curiosità che la forza navale dello Zimbabwe, tra le più piccole al mondo, consta di 5 motovedette lunghe 11 metri di fabbricazione spagnola. Ogni nazione con sbocco al mare ha una flotta, ancorché microscopica. Ma è la sfida tra Washington e Pechino per il dominio del Pacifico il baricentro navale del XXI secolo. L'ambizioso programma cinese di portaerei è arrivato a tre unità costruite e a una quarta in cantiere, mentre gli Usa, pur avendo 11 portaerei, non le possono concentrare in Asia, dovendo vigilare anche su Europa e Medio Oriente.

 

 

 

SFIDA COSTOSA
A preoccupare gli americani sono anche i nuovi cacciatorpediniere cinesi Type 055, la cui prima unità, il Nanchang, è operativa dal 2020. Lunghi 183 m e dislocanti 13.500 t, i Type 055 sono più simili a incrociatori, ciascuno con a bordo 112 missili. I cinesi ne hanno varati finora 4, ma il programma arriverà a 16 unità. Gli Stati Uniti rispondono con la tecnologia. Dal 2016 hanno realizzato i nuovissimi incrociatori classe Zumwalt, lunghi 190 m e da 15.700 t, con capienza massima di 320 missili. Ma il programma della classe Zumwalt, che prevedeva 32 unità, s' è fermato a sole tre navi, costate ben 4,2 miliardi di dollari.

Per risparmiare, il Pentagono cerca di integrare le navi con equipaggio umano con navi-robot, quattro delle quali hanno partecipato lo scorso agosto alle esercitazioni della US Pacific Fleet. La più sofisticata è la Sea Hunter, che essendo automatizzata è di dimensioni contenute, lunga solo 40 m e con dislocamento di 145 t, e ha un'autonomia di 90 giorni. L'America prevede di mantenere entro il 2045 una flotta di 500 navi, fra quelle normali e quelle robot. Su una nave-drone sono aboliti spazi e pesi dovuti a un equipaggio umano, con risparmio di materiali e di vite a rischio. Gli americani vorrebbero da 80 a 150 navi robot entro il 2045 per contrastare la "flotta gialla".

RUSSIA SUBACQUEA
Dal canto suo, la Russia, invischiata nella guerra in Ucraina, si conferma potenza di second'ordine nelle navi di superficie, come confermato dall'affondamento il 14 aprile 2022 dell'incrociatore Moskva a causa della sottovalutazione dei missili ucraini da difesa costiera Neptune, forse assistiti dall'intelligence americana. Dalle navi russe continuano però a partire molti dei missili da crociera Kalibr che tuttora bersagliano le città ucraine, tanto che il 29 novembre il governo di Kiev ha rinnovato l'allarme sulla presenza di 20 navi russe nel Mar Nero, pronte a lanciare 84 missili. Mosca è però ai primi posti nei sottomarini, sia nucleari, sia convenzionali, avendo unità subacquee spesso più moderne di quelle Usa.

Per sorvegliare i sottomarini russi nel Mediterraneo è in prima fila la Marina Italiana, modernizzatasi negli ultimi anni con le Fregate Europee Multimissione, FREMM, nate dalla collaborazione con la Francia. Le attuali 8 FREMM italiane, dette anche classe Bergamini, sono entrate in servizio tra 2013 e 2019. Lunghe 144 m, dislocano 6900 t e imbarcano 2 cannoni, 24 missili e 2 elicotteri. Vengono usate dalla nostra marina nelle operazioni internazionali contro i pirati africani in omaggio alla dottrina marittima italiana del Mediterraneo Allargato, ovvero l'individuare un'area d'interessi nazionali che non comprende solo l'antico Mare Nostrum, ma si spinge attorno all'Africa almeno fino al Golfo di Guinea e al Mar Rosso. Per una potenza regionale come l'Italia, non è da poco. 

 

 

 

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