Zar nel mirino
Vladimir Putin paranoico e fuori controllo: "Si è rinchiuso nel bunker"
Adolf Hitler si rifugiò nel bunker di Berlino nel gennaio del 1945, quando le truppe russe circondavano la capitale tedesca e il suo destino, nonché quello della sua nazione, era ormai segnato.
Hitler in una parte recondita di sé lo sapeva, ma la sua solitudine e la sua corazza di follia lo avevano convinto che ancora i suoi formidabili generali potessero ribaltare le sorti della guerra, respingere il nemico e salvare la Germania. Putin vive in uno dei suoi tanti bunker almeno dall'inizio della pandemia, in un isolamento umano e psicologico che lo ha convinto a credere in un mondo esterno che non esiste, costituito da una Russia granitica, militarmente invincibile, minacciata dalla corrotta superbia dell'Occidente e di tutto quello che rappresenta.
Dobbiamo cercare di immaginarlo nella solitudine di quelle gelide stanze senza finestre, circondato da gente preoccupata solo di ossequiarlo e di non ferire la sua suscettibilità, che teme di dirgli la verità nuda e cruda; possiamo vederlo torvo di fronte a grandi pannelli lcd che gli mostrano senza pietà l'arretramento dei suoi soldati nel Donbass, le sue mille telefonate agli inadeguati generali al fronte, i suoi ordini perentori quanto inutili, gli scatti d'ira sempre più violenti. L'ultimo deve essere sopravvenuto ieri in mattinata, quando dalla Crimea gli hanno riferito che il grande ponte che lui stesso aveva inaugurato nel 2018 era stato fatto saltare. Ne sono seguite altre telefonate, accuse, stavolta anche mandati di arresto destinati a non precisati vertici militari, come hanno confermato alcuni media ucraini, probabilmente accusati di tradimento. La solitudine fa vedere finti complotti ovunque, ma nasconde le minacce reali.
IL CREPUSCOLO DELLO ZAR
Ovviamente, a differenza del Fuhrer, Putin è ancora libero di circolare per il suo Paese, accompagnato da ingenti sistemi di sicurezza, libero anche di andare all'estero per brevi sortite e incontri come quello in Kazakistan dove gli è toccata l'umiliazione di scoprire che nemmeno più la Cina, l'India e la Turchia credono in lui. Ne è tornato sempre più depresso e rabbuiato, ma sempre più convinto che l'unico modo per uscirne è quello di alzare l'asticella dell'orrore più in alto, anche ricorrendo alle armi atomiche se necessario, sebbene dentro di sé sappia perfettamente che quelle avrebbero solo l'effetto di decretare la fine del suo potere una volta per tutte, della sua vita e perfino dell'esistenza della Russia.
«Muoia Sansone con tutti i filistei» è il finale della tragedia putiniana che per la verità nessuno vorrebbe vedere, ma Putin, come Hitler, è accecato dalla sua stessa corazza di follia, dai bunker della sua megalomania. Nessuno sa con esattezza quanti siano quelli reali, rappresentazione perfetta di quelli mentali, che si è fatto costruire nei suoi oltre 20 anni di potere.
Di certo ne esistono uno a Mosca e uno a Sochi, e almeno in questi due le stanze da dove tiene le sue videoconferenze sono identiche, in modo che nessuno possa con esattezza capire da dove stia trasmettendo. Quello della capitale, però, in quanto tale non viene ritenuto troppo sicuro. La fine di Hitler a Berlino è un precedente che l'ex funzionario sovietico del Kgb certo non ignora. Nemmeno quello di Sochi è sicuro, troppo vicino all'Occidente, esposto agli attacchi via mare.
A distanza di sicurezza però c'è quello tra le montagne dell'Altaj, nel sud della Siberia tra Kazakistan e Mongolia, nella remota regione del Ongudaysky, talmente famoso però che anche questo è a rischio. La gente del posto dice di aver visto volare l'aereo presidenziale regolarmente durante la pandemia, e narra di un gigantesco bunker sotterraneo dove tutti i membri della famiglia di Putin, e i dipendenti di Gazprom e del Cremlino, potrebbero nascondersi dalle radiazioni in caso di attacco nucleare. È da queste parti peraltro che Putin si farebbe fare impacchi di pantocrina di un particolare cervo locale nella convinzione che possano aumentargli la longevità, nonché la virilità.
I DEPOSITI DI ARMI SEGRETE
Un altro rinomato nascondiglio si trova nella repubblica di Bashkortostan, nei monti Urali meridionali. La costruzione di questa immensa rete di bunker iniziò sotto Boris Eltsin, ma il progetto fu congelato dopo la caduta dell'Urss. Le spie occidentali ritengono che l'enorme complesso sotterraneo potrebbe ospitare tra le 100.000 e le 300.000 persone; altri hanno suggerito che sia esso stesso un posto di comando nucleare o un deposito per armi segrete. Putin dunque ha solo l'imbarazzo della scelta, ma come ha detto Gennady Gudkov, un ex parlamentare russo in esilio, qualsiasi buco sotterraneo dove cercherà di nascondersi sarà distrutto in caso di guerra nucleare. E nessuna pantocrina di cervo in questo caso potrà allungargli la vita.