L'analisi
Federico Rampini e Nord Stream: "A chi giova il sabotaggio", clamoroso sospetto
Federico Rampini ha analizzato sul Corriere della Sera tutte le ipotesi sul misterioso sabotaggio avvenuto ai danni dei gasdotti che collegano la Russia all’Europa. Le esplosioni sottomarine che hanno danneggiato Nord Stream 1 e 2 sono un fatto conclamato, così appare ormai certo che si sia trattato di un sabotaggio. Ad opera di chi? I sospetti sono ricaduti sugli Stati Uniti e l’Occidente in generale, ma anche sulla stessa Russia.
L’infrastruttura era infatti inutilizzata: “Gli effetti di questo sabotaggio - scrive Rampini - sono nulli nell’immediato: ha danneggiato un gasdotto incompleto (Nord Stream 2) e un altro che ha cessato di rifornire l’Europa”. Se fosse stato l’Occidente a compiere una tale azione prima o poi lo verremmo a sapere: “È la natura delle democrazie: anche i nostri servizi segreti sono dei colabrodi, prima o poi qualcuno ha interesse a passare informazioni scabrose a un giornalista o a un magistrato o a una ong”. Ma quale vantaggio avrebbe invece la Russia ad auto-sabotare i gasdotti?
Una delle ipotesi è che l’attentato sia “l’ennesimo gesto teso a generare insicurezza sui mercati dell’energia, a far salire i prezzi, per danneggiare gli europei e aumentare la pressione politica a cui Mosca li sottopone con le sue sanzioni”. Un’altra ipotesi è quella di “rendere irreversibile la torsione geostrategica della Russia verso Oriente. Mettere fuori uso Nord Stream significa colpire le speranze che un giorno si possano normalizzare i rapporti fra Mosca e l’Europa: chiunque sia a nutrire quella speranza”.