I piani
Russia, ecco "l'impero di Putin": la nuova mappa che stravolge il mondo
Nel suo attesissimo discorso di ieri al Cremlino, a margine della firma dei trattati che definiranno l'annessione alla Federazione russa di quattro regioni ucraine parzialmente controllate da Mosca (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson), Vladimir Putin ha snocciolato una sorta di manifesto dello scontro di civiltà tra Occidente e Russia. «Voglio che le autorità di Kiev e i loro veri padroni in Occidente mi ascoltino, in modo che si ricordino di questo. Le persone che vivono a Lugansk e Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia stanno diventando nostri cittadini. Per sempre», ha detto Putin, esortando poi l'Ucraina ad arrendersi e di tornare al tavolo dei negoziati rimuovendo anche solo l'ipotesi che queste terre possano tornare sotto il controllo di Kiev. Subito dopo, la promessa dal sapore "nucleare" che la Russia difenderà quella che già da ieri considera ufficialmente la sua terra «con tutti i poteri e i mezzi a nostra disposizione». Dopo un breve excursus storico partito dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, con i leader di allora (compreso Mikhail Gorbaciov recentemente scomparso) che secondo Putin «non capirono appieno ciò che stavano facendo e quali conseguenze avrebbe inevitabilmente portato», Putin inizia un attacco frontale all'Occidente. Accusa gli Stati Uniti di aver sabotato i gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico, ricorda agli Usa di aver creato l'unico precedente nella storia dell'uso di armi nucleari, sostiene che l'Occidente sia neocolonialista fin dal Medioevo e «occupi» ancora oggi Germania, Giappone, Repubblica di Corea e altri Paesi.
IL "SATANISMO"
Poi, l'approdo ai giorni nostri e l'affondo di carattere "mistico": «Ora sono passati alla negazione radicale delle norme morali, della religione e della famiglia. È una sfida per tutti. È una completa negazione dell'umanità, il rovesciamento della fede e dei valori tradizionali. Anzi, la stessa soppressione della libertà ha assunto i tratti di una religione: il satanismo puro e semplice». Il giorno dopo la ricorrenza di San Michele Arcangelo, Putin sopperisce alla mancanza del Patriarca Kirill contagiato dal Covid sfociando nella metafora teologica e ponendosi come un baluardo contro il Maligno. Un demonio per Putin rappresentato anche dalle teorie gender, dai diritti civili agli omosessuali e dalla cultura trans impiantata nei bambini: «Vogliamo davvero, qui, nel nostro Paese, in Russia, invece di "mamma" e "papà", avere "genitore n. 1", "genitore n. 2", "n. 3"? Vogliamo davvero... che nelle nostre scuole venga inculcato ai bambini... che ci sono altri generi oltre alle donne e agli uomini, e che [ai bambini venga] offerta la possibilità di sottoporsi a operazioni di cambio di sesso? ... Abbiamo un futuro diverso, il nostro futuro". Un futuro che, ha ribadito poco dopo davanti alla folla in Piazza Rossa, prevede la vittoria finale al termine di un'ora di «giustizia e verità». Segnali di guerra aperta non più molto criptici, che stanno probabilmente ad anticipare una nuova escalation militare. Putin infatti non si recherà a breve nelle regioni annesse dove la battaglia infuria (gli ucraini ieri hanno accerchiato la città di Liman, nel Donetsk) e specie prima che arrivino al fronte i soldati mobilitati da Mosca, Kiev chiederà un supporto ancor più imponente dalla Nato. Il presidente Zelensky, in risposta ha Putin, ha firmato la richiesta per l'adesione accelerata all'Alleanza Atlantica, annunciando la chiusura di ogni negoziato finché Putin sarà leader. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha ribadito che per l'Ucraina non cambierà nulla e che continuerà a respingere i russi fuori dai confini internazionalmente riconosciuti.
LA DIFESA EUROPEA
Gli appelli sono stati immediatamente accolti dalla Polonia, che ha condannato la firma dei trattati e ha insistito per un maggiore «supporto militare all'Ucraina» e per «ulteriori sanzioni» alla Russia. Mentre l'Ue si prepara a varare l'ottavo pacchetto di restrizioni e gli Stati Uniti approvano nuove forniture militari, la prospettiva di un'adesione dell'Ucraina alla Nato non è più così assurda. Se a marzo scorso infatti il presidente Zelensky aveva messo temporaneamente in naftalina la richiesta di ingresso nell'Alleanza, sostituendola con una più morbida richiesta di neutralità del Paese con garanzie internazionali sulla propria integrità territoriale, ora prendendo 5 regioni (compresa la Crimea), Putin ha eliminato una contropartita per la rinuncia all'adesione Nato. L'Ucraina vuole provare a fare ciò che hanno già fatto Finlandia e Svezia ritenendo come unica speranza per la propria protezione l'attivazione dell'art. 5 della Nato e l'entrata in guerra di tutti gli alleati contro i russi. Resta da capire fino a che punto la prospettiva della guerra mondiale possa allettare i membri dell'Alleanza.