Sospetti
Daria Dugina, Olga Strada: "Ecco chi può averla uccisa", ombre sugli 007 russi
E' stata uccisa in un attentato Darya Dugina: la 30enne figlia del filosofo Aleksandr Dugin, spesso considerato una sorta di ideologo di Putin. Anche Darya Dugina era una nota commentatrice politica, oltre che una stretta collaboratrice del padre. Ne era anche una abituale autista e, proprio sotto al sedie del guidatore, era stata posta una bomba. Presumibilmente il bersaglio dell'attentato era lui, ma secondo alcune fonti dopo aver partecipato a una conferenza su "Tradizione e storia" vicino a Mosca alla quale ha partecipato anche Darya Dugina come ospite avrebbe alla fine ha deciso di viaggiare su un'altra vettura. Ne parliamo con Olga Strada: figlia del Vittorio Strada che fu forse il più grande slavista italiano del XX secolo, è a sua volta una slavista importante, e dal 2015 al 2019 ha diretto l'Istituto Italiano di Cultura di Mosca. «La situazione è molto poco chiara anche per i russi stessi. Potrebbe essere una vendetta da parte di ucraini che vivono in Russia e con un profondo risentimento verso Dugin e la sua ideologia, quella del Russky Mir, il "mondo russo", in base alla quale l'Ucraina non è una nazione, gli ucraini non sono un popolo e quello di Kiev è un regime "nazista atlantista". La figlia di Dugin, che collaborava col padre anche come portavoce, accompagnandolo nelle varie manifestazioni, era pure lei una sostenitrice di questa concezione».
Cosa sostiene Dugin?
«Ieri sul canale Telegram di Dugin è uscita una dichiarazione del filosofo, fatta prima del suo intervento al festival "Tradizione", nella quale sostiene che il potere politico russo non è più in grado di andare avanti come ha fatto nel corso di 22 anni, quasi per forza di inerzia, e che da ottobre qualcosa sarebbe dovuto cambiare. Secondo lui, l'operazione militare speciale non è stata condotta con la necessaria decisione, ma in ogni caso ha cambiato gli assetti della società russa. Per Dugin, la Russia ha lanciato una sfida all'Occidente come civiltà. Se l'Occidente sta rispondendo in questo modo, spiega, dovremo andare fino in fondo anche noi, il che implica un inevitabile e sostanziale cambiamento nella forma di governo».
Gli ucraini hanno promesso vendetta ai responsabili dell'invasione, anche alla tv italiana. E ci sono già stati attentati e sabotaggi che dimostrano la loro capacità di colpire in territorio russo, anche in profondità. Però dicono che stavolta non c'entrano.
«Lo storico Andrej Zubov, da sempre critico del potere putiniano, dice che tutti in Russia condannano questo attentato. Dugin e sua figlia possono anche esprimere le idee più aberranti e non condivisibili, però c'è sempre un diritto all'espressione del pensiero, ed è sempre sbagliato uccidere una persona per le sue idee. Uno dei promotori dell'incontro "Tradizione e Storia" cui aveva appena partecipato Dugin, lo scrittore Zachar Prilepin, sostiene che il mandante è Zelensky. Mi sembra tuttavia assai poco credibile. L'ipotesi forse più probabile è quella di una azione interna russa, fatta apposta per gettare discredito sugli ucraini. E' abbastanza strano infatti che le telecamere fossero spente. In Russia, di solito, le telecamere sono sempre accese, e si trovano dappertutto. Tra l'altro il parco di Zakharovo è un sito storicamente rilevante e luogo di svolgimento di un festival culturale. Trovo sospetto che nel parcheggio le telecamere fossero spente, se tale notizia troverà conferma».
Il "Washington Post" ha detto che i Servizi russi avrebbero ingannato Putin, inducendolo a fare una guerra sconsiderata. Stiamo sulla stessa linea?
«Sì, infatti. Come ho detto prima, ci potrebbe essere anche questa versione. Tra l'altro Putin ha collaborato strettamente con Vladislav Surkov. Altro ideologo di questa nuova Russia che, dopo essere stato uno dei fondatore del partito di Putin Russa Unita, è stato l'"eminenza grigia" dello stesso presidente russo nel 2020 e in seguito rimosso da ruolo di consigliere».
Se invece è una provocazione, c'è il precedente degli attentati ceceni. L'ex-agente di Kgb e Fsb Aleksandr Litvinenko disse che erano stati gli agenti del Fsb i veri responsabili della serie di attentati esplosivi occorsi in Russia tra agosto e settembre 1999 e che fecero più di trecento vittime. Livtinenko fu avvelenato col polonio.
«Vero. Anna Politkovskaja e altri giornalisti avevano fatto delle indagini proprio su questo. Diciamo che sì, conoscendo la Russia, sono tutte versioni molto plausibili».
Questa guerra ha aspetti da Prima Guerra Mondiale, con la guerra di posizione di soldati in trincea e duelli di artiglierie. Ma ci sono anche aspetti da Seconda Guerra Mondiale, con la guerra sotterranea di commandos e maquis. In una logica del genere, l'attentato a Dugin ricorda quello a Giovanni Gentile.
«In effetti ci sono di questi collegamenti con una storia non troppo lontana il cui respiro arriva ancora ai giorni nostri. Quanto a Dugin sappiamo che è l'ideologo di un certo pensiero che sta alla base della dottrina politica putiniana. Probabilmente anche all'interno ci sarà qualcuno che non è contento di questo tipo di sviluppo politico. Non soltanto dell'azione bellica, ma della politica stessa del Paese. Questo staccarsi dall'Europa, questo creare nuove alleanze, questo abbandonare certi equilibri che si sono creati dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi e soprattutto negli ultimi trent' anni».
Dugin una volta disse che in realtà lui non conta niente. Se Putin fa le cose che lui dice è perché corrispondono a una necessità. È vero?
«Se qualcuno ritiene di essere responsabile di qualche cosa, vuole forse mettersi un po' in secondo piano per scrollarsi una parte di responsabilità. E' un fatto psicologicamente comprensibile. Non c'è dubbio che Dugin manifesti un pensiero non condivisibile dal punto di vista dei nostri valori, ma che in ogni caso merita di essere approfondito per capire».