Sangue

Shinzo Abe, come da tradizione: la lunga scia di omicidi politici in Giappone

Carlo Nicolato

Prima di Shinzo Abe l'ultimo omicidio di un politico di alto livello in Giappone risale al 2007, quando il defunto premier stava affrontando il suo primo difficoltoso mandato. Fu un delitto politico sui generis per il Paese in quanto avvenuto per mano di un membro della yakuza che era finito con la macchina in una buca a Nagasaki e la municipalità si era rifiutata di risarcirlo. Tetsuya Shiroo, così si chiamava l'assassino, se la prese con il politico più alto in carica della città, il sindaco Iccho Itoh, uccidendolo con due colpi di revolver alla schiena.

 

 

L'omicidio politico in Giappone, da sempre piuttosto frequente, di solito ha motivazioni più elevate che riguardano la lotta per il potere, vendette, ma anche e soprattutto la difesa o la riparazione di valori che si riferiscono a un passato idealizzato e mai realmente esistito. Esistono invece certamente le armi, più spesso pugnali o spade, con cui l'esaltato o gli esaltati di turno hanno fatto strazio di carni altrui nonché a volte, ma non sempre, della propria. Non è un caso che una delle vette più alte della letteratura moderna giapponese, "Cavalli in fuga" di Yukio Mishima, racconti idealizzandolo all'estremo e sotto diversi punti di vista, dell'assassinio di un ricco politico da parte di un giovane campione di kendo esasperato dal decadimento del mondo moderno. Isao e i suoi amici si rifacevano a loro volta alla ribellione degli Shinp ren, una delle tante avvenute durante l'era Meji, di gruppi che si opponevano all'occidentalizzazione del Paese.

Quella degli Shinp ren, così come tutte le altre, finirono in una carneficina e con il suicidio di molti dei componenti della banda. Cose di quasi due secoli fa? Non esattamente. Nell'ottobre del 1960 il leader del Partito Socialista giapponese Inejiro Asanuma fu assassinato da un 17enne ultranazionalista di nome Otoya Yamaguchi durante un dibattito politico televisivo. L'arma utilizzata fu un'affilatissima "wakizashi", la spada corta da samurai, che Yamaguchi infilzò tra le costole di Asanuma sul lato sinistro. Tutto venne ripreso in diretta dalla tv nazionale giapponese e la fotografia del truculento assassinio fece vincere a Yasushi Nagao il Pulitzer e il World Press Photo of the Year. Il 17enne si impiccò poi in carcere.

 

 

Tra l'inizio del secolo scorso e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale sono decine i politici, premier e industriali rimasti vittima di sanguinosi attentati di gruppo e non. Una volta nel 1932 rischiò di andarci di mezzo anche Charlie Chaplin che si trovava a Tokyo ospite del primo ministro Inukai Tsuyoshi. Un gruppo di militari esaltati ne aveva approfittato nel tentativo di creare un pretesto per una guerra tra Stati Uniti e Giappone, ma Chaplin, che in quel momento stava guardando un incontro di sumo, riuscì a darsela a gambe. Non il 70enne Inukai, che non l'avrebbe nemmeno mai fatto e che fu raggiunto da undici giovani ufficiali della Marina e macellato sul posto. Sì, quello giapponese è sicuramente un popolo educato, ma intrinsecamente violento.