Le conseguenze sulla guerra

Boris Johnson, Medvedev: "L'amico dell'Ucraina se ne va. Ora tocca a..."

C'è qualcuno che festeggia, fuori dall'Inghilterra, per le dimissioni di Boris Johnson. E' la Russia, che considera il premier britannico (anzi, ormai ex premier) il suo peggior nemico. La pioggia di scandali mediatici che ha azzoppato il pittoresco BoJo avrà fatto sicuramente piacere ai potentissimi servizi segreti post-sovietici, che per una volta forse non avranno nemmeno metterci lo zampino. Boris infatti era ormai da tempo inviso al suo stesso partito, i Tories, e se "golpetto" è stato, tra scandali, party-gate, ministri dalle mani lunghe e dimissioni a raffica, beh sembra onestamente tutta farina del sacco dei conservatori di Londra.

Ma c'è un dato incontrovertibile: Johnson, anche per questioni di natura finanziaria e di semplice consenso interno, fin da febbraio è stato il più falco dei falchi nella guerra senza confine contro Vladimir Putin e gli oligarchi russi. Ed è innegabile che con la sua caduta, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky perda forse il suo alleato più solido. Chi arriverà dopo di lui a Downing Street potrebbe non mostrare la stessa determinazione. Per la gioia, ovviamente, di Mosca.

Le dichiarazioni sulla crisi politica britannica che arrivano dal Cremlino, non a caso, sono tutte irridenti. "Notizie da Londra. I 'migliori amici dell'Ucraina' se ne vanno. La 'Vittoria' è in pericolo! Il primo è andato...", scrive l'ex presidente russo Dmitri Medvedev sul suo canale Telegram. Le dimissioni di Johnson, piega il braccio destro di Putin, sono "il logico risultato dell'arroganza britannica e della politica internazionale. Soprattutto in campo internazionale", Quindi una sibillina chiosa: "P.S. Aspettiamo notizie da Germania, Polonia e Stati baltici". Come dire, le prossime teste a cadere potrebbero venire da lì.

Più abbottonati i commenti fatti filtrare da Dmitry Peskov, il portavoce del presidente Putin: "Vorremmo sperare che almeno un giorno nel Regno Unito arriveranno al potere persone più professionali che saranno in grado di comprendere l'opportunità di risolvere i problemi esistenti attraverso il dialogo. Ma per ora, non si può certo sperare in questo". Quindi una frase tranchant: "A Boris Johnson noi non piacciamo, e a noi non piace lui". Chissà, il prossimo premier britannico potrebbe entrare nelle grazie di Mosca, soprattutto se un po' più morbido e condiscendente.