Le trame del Cremlino
Kasyanov, il fedelissimo confessa: "Putin non è più lo stesso. A chi toccherà dopo Zelensky"
Fu il primo capo di governo di Vladimir Putin; e neppure nei suoi peggiori incubi, Mikhail Kasyanov, avrebbe potuto immaginare che l'uomo al fianco del quale lavorò, tra il 2000 e il 2004, avrebbe avviato la guerra in Ucraina. "Il Putin che conoscevo era diverso", ha detto Kasyanov, che ha concesso un'intervista in videoconferenza all'Afp, nelle ore in cui a Severodonetsk infuria la battaglia (gli ucraini combattono ferocemente per "ogni metro", ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, ma ormai sono accerchiati).
A 64 anni, l'ex ministro di Putin, che lavorò per il riavvicinamento tra Mosca e l'Occidente, ha ammesso che, come molti russi, non credeva che si sarebbe arrivati alla guerra. L'ha capito finalmente a tre giorni dall'invasione, quando Putin convocò gli uomini del suo Consiglio di Sicurezza facendo trasmettere in tv la riunione. "Quando ho visto quell'incontro, ho finalmente capito che sì, ci sarebbe stata una guerra. Conosco queste persone e guardandole ho visto che Putin non era se stesso. Non dal punto di vista medico, ma politico".
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Licenziato dal presidente nel 2004, Kasyanov si è unito all'opposizione ed è diventato uno dei più accaniti critici del Cremlino. Ora guida il Partito della Libertà del Popolo, un piccolo partito liberale; ha detto di aver lasciato la Russia perché contrario all'invasione in Ucraina, ma non ha voluto dire in quale Paese si trova. E' convinto che "se l'Ucraina cade, i Paesi baltici saranno i prossimi"; e ha aggiunto di essere "categoricamente" in disaccordo con l'idea che Putin non dovrebbe essere umiliato e che l'Ucraina dovrebbe accettare concessioni territoriali in cambio della pace. "Cosa avrebbe fatto Putin per meritarselo? E' una posizione fin troppo pragmatica".