I timori di Kiev
Volodymyr Zelensky a Kharkiv, "rimosso il responsabile della sicurezza". Il segnale peggiore: frana tutto?
Arriva a Kharkiv, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma nella città "liberata" viene accolto dalle bombe russe. Forse è questa l'immagine che meglio delle altre riassume la situazione "molto complicata" dell'Ucraina: alle porte del Donbass, al di là delle parole su controffensiva e resistenza, si respira l'aria greve della resa vicina. Per la prima volta dall'inizio del conflitto, il 24 febbraio scorso, Zelensky ha potuto mettere piede nell'Est del Paese. Il suo primo pensiero è per i soldati: "Provo un orgoglio sconfinato per i nostri difensori. Ogni giorno, rischiando la vita, combattono per la libertà per l'Ucraina. Grazie a ciascuno di voi per il vostro servizio! Difenderemo la nostra terra fino all'ultimo".
Ma il primo atto pratico svela la situazione drammatica: il capo della sicurezza di Kharkiv è stato rimosso dal presidente perché, testuale, "non ha difeso la città". I sospetti di infiltrazioni filo-russe anche tra le istituzioni e le figure che più dovrebbero essere vicine a Kiev si fanno giorno dopo giorno sempre più pesanti.
Sul campo, pessime notizie da Severodonetsk, l'ultima città del Luhansk controllata pienamente dagli ucraini. Il ceceno Kadyrov, qualche ora fa, aveva enfaticamente annunciato il "pieno controllo". Era falso, ma forse l'alleato di Putin aveva solo accelerato un po' i tempi: all'alba, infatti, le truppe russe sono entrate ufficialmente nella periferia della città, segnale che sta per scattare l'assedio finale all'ultimo cuore della resistenza ucraina a Est.