Dal ministero degli Esteri
Wang Wenbin, Pechino risponde a Washington: "Ci ha infangato", escalation imminente?
Il discorso tenuto dal segretario di Stato americano Antony Blinken alla Washington University non è affatto piaciuto alla Cina. Diversi i passaggi non apprezzati, come: "La Cina è l’unico paese che possiede tanto l’intento di rimodellare l’ordine internazionale, quanto il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo", oppure anche il passaggio in cui il capo della diplomazia statunitense ha detto: "Sotto il presidente Xi, il Partito Comunista Cinese è diventato più repressivo in patria e più aggressivo all’estero".
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Pechino adesso risponde, dicendo che quel discorso "ci infanga". In particolare, come riporta l'Ansa, il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, nel briefing quotidiano, avrebbe aggiunto che le parole di Blinken "mostrano il desiderio degli Stati Uniti di fermare lo sviluppo della Cina". Parole che cozzano con quelle dette da Blinken, che invece aveva affermato: "Non vogliamo negare alla Cina il suo ruolo di grande potenza, né impedirle di far crescere l’economia o promuovere gli interessi del proprio popolo".
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Sarebbe stato giudicato come scontato, infine, il passaggio su Taiwan: "Non appoggiamo la sua indipendenza ma ci opponiamo a qualsiasi cambiamento dello status quo da entrambe le parti. Il nostro approccio su Taiwan è coerente da anni e non è cambiato. Abbiamo la stessa visione di prima sulla politica della 'Cina unica'”. Queste le parole di Blinken, che ha confermato l’"ambiguità strategica" da sempre mantenuta da Washington e allo stesso tempo ha sottolineato come l'intento sia quello di evitare una sorta di Ucraina 2.
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