La previsione
Ferdinando Nelli Feroci, la profezia dell'ambasciatore: "Ecco come finirà la guerra in Ucraina"
L'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci ha le idee molto chiare sul conflitto che si sta consumando in Ucraina. Le cause di questo conflitto sono ben radicate nel tempo e l'ambasciatore di fatto non dimentica alcuni errori che sono stati fatti nel passato: "L'apertura all'adesione dell'Ucraina e della Georgia nella Nato, annunciata nel 2008, è stata un errore, ma non credo che l'allargamento a Est costituisse una minaccia per la Russia. Sarebbe stato meglio evitare, serviva uno sforzo maggiore per mantenere rapporti costruttivi con Mosca", spiega in un'intervista a ilGiorno.
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Ma nella sua analisi entrano anche le parole di Lavrov, il ministro degli Esteri russo recentemente intervistato su Rete 4. Nelli Feroci infatti spiega perché la Russia ha scelto proprio l'Italia per far sentire la sua voce a Occidente: "Il ministro russo ha provato a giocare sulla divisione tra gli alleati occidentali individuando nell'Italia l'anello più fragile della coalizione europea e della Nato. Lo interpreto come un segnale della debolezza di Mosca". Poi parla di un errore fatale commesso in passato, soprattutto in Europa: la sottovalutazione delle parole di Putin: "Sicuramente. Avremmo dovuto prenderlo maggiormente sul serio. Il copione era già scritto in dichiarazioni e manifesti politici. Se a ciò si aggiungono le iniziative sul campo, dal 2008 in Georgia al 2014 in Crimea, si completa un quadro lineare e coerente".
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Ma il diplomatico guarda anche alle mosse degli Stati Uniti che stanno nell'ombra e non intervengono in modo plateale nella battaglia: "La collaborazione tra l'Intelligence Usa e le forze armate di Kiev rientra nella logica adottata finora dall'Occidente: aiutare il Paese aggredito senza farsi coinvolgere nel conflitto. Il confine si supera con i boots on the ground, gli stivali sul terreno, direbbero gli americani". Poi sgombra il campo dall'ipotesi di un cambio di regime: "Con i russi dovremo avere a che fare. Impegnarci in un regime change è una prospettiva poco realistica". Infine traccia una previsione su quale possa essere il finale del conflitto: "Credo che il conflitto terminerà con l'occupazione militare di porzioni importanti del Paese, come già accaduto nel 2014 con la Crimea".