L'ultimo fallimento

Joe Biden? Come umilia i profughi ucraini al confine: la fotografia che sconvolge il mondo

Carlo Nicolato

Biden è scivolato ancora sulla buccia di banana degli immigrati. Stavolta di mezzo ci sono finiti perfino gli ucraini, stipati a migliaia in tende e centri di accoglienza al confine tra Messico e Usa in attesa del promesso visto per entrare in America che non arriva. Il 21 aprile scorso, con un ritardo piuttosto scandaloso (la guerra era iniziata da due mesi esatti) il presidente americano aveva annunciato un programma speciale per accogliere un massimo di 100mila rifugiati ucraini nel Paese.

Il "Uniting for Ukraine", così si chiama, era stato definito un "humanitarian parole program", cioè un "programma di libertà vigilata" che sebbene in italiano suoni decisamente male in realtà è l'unico modo per entrare e soggiornare negli Stati Uniti per un periodo di tempo limitato senza un visto, che sia da immigrato, da turista, di lavoro o altro, e nel caso degli ucraini riguarda principalmente quelli che si sono presentati alla frontiera col Messico sfruttando le piste tracciate dai flussi di migrazione clandestina.

 

 

Si tratta di un numero compreso tra i 50 e i 100 immigrati ucraini che arrivano ogni giorno principalmente alla frontiera di Tijuana e che vanno ad affollare i centri raccolta della città messicana in attesa di notizie dalle autorità di frontiera americane. Il problema infatti sono i tempi. In genere ci vogliono dai 18 ai 24 mesi per completare il processo di ammissione di un rifugiato, un periodo decisamente lungo non tanto per sciatte questioni burocratiche, come potrebbe essere il caso nostro, ma perché i controlli degli immigrati negli Usa sono cosa seria, almeno finché non è arrivato Biden. Con il programma "Uniting for Ukraine" il Dipartimento per la sicurezza interna aveva promesso che il processo si sarebbe accorciato, che sarebbe stato «abbastanza rapido» senza però fornire dei termini precisi.

Tra gli ucraini in attesa al confine inizialmente si diceva che ci sarebbe voluta una settimana, ma la realtà è che in quei tendoni sotto il sole c'è gente che aspetta da un mese, compreso un centinaio di bambini. I controlli del Dipartimento nel caso dei rifugiati sono molteplici. Ci sono dei criteri da rispettare, tipo quello che il candidato al programma non abbia lasciato l'Ucraina prima dell'11 febbraio, cioè dieci giorni prima dell'invasione russa. Ma soprattutto e prima di tutto c'è la questione dello "sponsor".

 

 

Gli ucraini infatti non possono candidarsi direttamente. Lo devono fare per loro gli "sponsor", ovvero singoli individui, famiglie, entità (come scuole ad esempio), organizzazioni ecc che risiedono legalmente negli Stati Uniti, attraverso un modulo specifico. Lo sponsor deve accettare di sostenere finanziariamente il rifugiato, garantire che disponga di un alloggio adeguato e accettare di essere regolarmente controllato per prevenire lo sfruttamento dei migranti. Se dopo i dovuti accertamenti lo sponsor viene approvato, l'ucraino riceverà un'email dai servizi per la cittadinanza e l'immigrazione al seguito della quale dovrà completare diversi requisiti, tra cui lo screening biografico e biometrico. Molti dei rifugiati in Messico hanno già ricevuto la mail di accettazione dello sponsor ma non sono stati ancora chiamati per gli screening.

 

 

La "United with Ukraine", ong che ha collaborato con il governo messicano per realizzare il campo di Tijuana ha chiesto a Washington di svegliarsi e di procedere più rapidamente, sottolineando che dopo una settimana nessuno dei rifugiati «è nemmeno vicino alla fine del programma». E dire, fanno notare, che gli ucraini si ritrovano a dover chiedere ospitalità anche un po' per colpa degli Usa. Gli Stati europei stanno facendo la loro parte, accogliendone a milioni (almeno cinque), Biden fa fatica a prenderne 100mila. Il programma annunciato dal presidente il 21 aprile fra l'altro ha fatto decadere l'esenzione per gli ucraini, decisa a inizio guerra, del famoso "Titolo 42", ovvero quella regola stabilita a inizio pandemia da Trump, e mantenuta da Biden, che prevede l'espulsione immediata degli immigrati per motivi di salute pubblica, e che blocca di conseguenza il diritto di richiedere asilo negli Usa. Il che equipara gli eventuali immigrati clandestini ucraini a delle spiecie di appestati.