Resistenza ucraina
Dji, il drone per le consegne trasformato in strumento di morte: ecco come, il colpo di genio
Con un armamento di gran lunga inferiore alla Russia, nonostante gli aiuti di Stati Uniti e Nato, l'Ucraina è costretta ad arrangiare la sua resistenza anche con "armi creative", così come le definisce il Corriere della Sera in un approfondimento sul tema. Già, Kiev usa fucili della prima guerra mondiale e mezzi tenuti in riserva da altri eserciti e consegnati dalla Nato. Ed in questo contesto, però, risultano decisive e vincenti alcune modifiche effettuate su certi dispositivi.
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E tra questi escamotage, uno dei più interessanti di cui dà conto il Corsera, è quello relativo ai droni cinesi Dji, gruppo che in settimana ha ritirato dai mercati russo e ucraino i suoi prodotti proprio perché venivano usati per fini bellici. Questi droni, come detto concepiti non per scopi militari, hanno prezzi che variano dai 450 ai 1.000 euro l'uno e vengono usati per ricognizione e avanscoperta di piccoli nuclei.
Vi è poi un secondo tipo di drone Dji, più professionale, dotato di telecamere termiche e precisione centimetrica, con cui viene guidato il tiro dell'artiglieria. E ancora, grazie al fatto che hanno dei dispositivi di rilascio (concepiti per la consegna di pacchi e oggetti), vengono usati anche per sganciare granate e bombe: questi modelli hanno un costo dai 4mila ai 6mila euro. Insomma, la creatività ucraina applicata all'orrore infinito della guerra.