Virus e politica
Cina, nuovi lockdown? "Cosa c'è dietro davvero": Covid, conferme inquietanti sulla mossa di Xi Jinping
Qualcosa, sul Covid, non sta funzionando in Cina. E c'è chi sospetta che la situazione caotica in cui è ri-sprofondato il Paese dopo il dramma di Wuhan a inizio 2020 sia ora strumentalizzato dai nemici interni al presidente Xi Jinping per un clamoroso cambio di regime politico a Pechino. L'epicentro del terremoto sanitario e organizzativo è Shanghai, metropoli in lockdown da fine marzo e capitale della rivolta anti-governativa.
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A essere messo in discussione, più che il sistema sanitario (il numero di contagi è sostanzialmente sotto controllo, soprattutto se considerato l'enorme bacino potenziale di infetti), è lo stesso metodo alla base della lotta alla pandemia. "La Cina ha scelto di sigillare i confini e adottare la politica zero Covid - riflette Giada Messetti sulla Stampa -. Mentre il resto del mondo era alle prese con il protrarsi di lunghe chiusure, i cittadini cinesi hanno vissuto come se il Covid non esistesse, se si escludono alcuni focolai presto circoscritti". Pechino era convinto cioè di aver eliminato il Coronavirus, mentre il resto del mondo si era ormai abituato all'idea di dover "coabitare" con la malattia. "Il Celeste Impero ha scelto di annientarlo e ha difeso le sue scelte, anche a livello propagandistico, nella convinzione che rappresentassero un modello più efficace rispetto a quello occidentale", sottolinea ancora il reportage del quotidiano torinese. Ma la ricomparsa del Covid, sull'onda della variante Omicron e delle sotto-varianti, ha fatto crollare il castello di carte del regime comunista.
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Anche perché, nel frattempo, le misure per arginare l'infezione sono diventate sempre più dure e spietate, roba da repressione politica che sta provocando proteste fino a oggi inimmaginabili in un popolo da sempre culturalmente portato ad obbedire a chi governa, nella più totale fiducia. "Gli shanghaiesi si sentono traditi dal governo che aveva promesso un lockdown di pochi giorni e adesso non sa indicare una data precisa in cui quella che è a tutti gli effetti una reclusione potrà finire", spiega la Stampa.
Una incertezza che mina alla base il patto di potere: garanzia del benessere economico in cambio della rinuncia ad alcune libertà personali. E ora che Omicron bussa alle porte di Pechino, il problema rischia di travolgere direttamente "Shanghai - scrive la Stampa - da sempre è la città di riferimento della fazione del PCC vicina all'ex presidente Jiang Zemin. La cosiddetta «gang di Shanghai» si contrappone alla corrente dello Zhejiang, guidata dall'attuale presidente Xi Jinping". In autunno, si svolgerà a Pechino il XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese, e se Xi Jinping ci arriverà con ancora lo spauracchio del contagio vivo e vegeto, potrebbe segnare un traumatico cambio al vertice. Il paradosso è che per evitare di ridurre Pechino come Shanghai, il regime potrebbe adottare misure meno drastiche. Facendo però, per questo, galoppare il virus.