Posizione netta

Andrei Kolesnikov, l'analista russo che seppellisce Putin: "La guerra in Ucraina è il suo suicidio"

"Il Paese ha danneggiato se stesso, ha detto addio al suo futuro, alla sua vita normale, alla possibilità di una normale comprensione del mondo, si è privata di prezioso capitale umano": l'analista russo Andrei Kolesnikov parla così della guerra iniziata da Putin in Ucraina e definisce il conflitto un vero e proprio "suicidio". Fino a pochi giorni fa Kolesnikov era ai vertici del più antico think tank russo, appena chiuso dal Cremlino: il Carnegie Endowment di Mosca, un centro di studio indipendente. Adesso il ministero della Giustizia ha imposto la chiusura per delle non meglio precisate "violazioni di legge".

 

 

 

Intervistato dal Giornale, l'analista ha spiegato che il suo Paese sembra essere entrato nell'era del totalitarismo ibrido: "In Russia hanno fatto la loro comparsa alcuni aspetti tipici dei sistemi totalitari. Mi riferisco alla completa soppressione dell’opposizione, dei media e della società civile. E anche ai tentativi di mobilitazione artificiale della popolazione a sostegno del tiranno, come gli eventi di massa, l’incentivazione delle denunce, l’indottrinamento scolastico e così via".

 

 

 

Kolesnikov, poi, ha detto che la Russia al momento sembra essere bloccata, come se fosse in un vicolo cieco: "Il problema è che può vivere e rimanere in questa condizione per anni". Secondo lui, inoltre, le sanzioni occidentali produrranno presto i loro effetti: "Ci sono enormi problemi per ogni cosa, dalla stampa ai medicinali. Arrivava tutto dall’estero". Il problema, a suo dire, è che "tutto quello che sta succedendo non fa altro che compattare la popolazione intorno a Putin".