L'analisi
Volodymyr Zelensky, Domenico Quirico: "Prima della guerra un leader mediocre e opaco. Cosa lo lega a Putin"
Sono due "opposti risentimenti" a muovere l'azione di Vladimir Putin e la reazione di Volodymyr Zelensky, "con logiche implacabili". Perché questa, scrive Domenico Quirico su La Stampa, è "una guerra del risentimento dove non bisogna più aver paura di odiare, dove non bisogna più vergognarsi di essere fanatici: loro meritano tutto il male, ci hanno quasi condotto alla rovina".
Lo zar del resto "ha fatto del risentimento l'arma principale". Tutto è cominciato nel 1989 con "l'umiliazione della Russia denudata della tarlata divisa sovietica. Un mondo ordinato e sicuro è crollato senza nemmeno un trattato di Versailles che sanzionasse quella sconfitta, meschina, senza gloria, autocefala. Ha vissuto tutto questo di persona come una piccola scaglia di quel mondo orfana del mosaico di fondo, ha scoperto questo sentimento che è individuale e collettivo, capace di infettare comunità e nazioni, talora più potente che la lotta di classe e il razzismo".
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E proprio perché, prosegue Quirico, il risentimento "resta latente e può collegarsi e nutrirsi della povertà, del razzismo, del nazionalismo", Putin è un maniaco del risentimento, individuale e collettivo, quello di un mediocre privato della armatura che lo faceva sentire potente, invincibile, il Kgb, la ipotetica rivoluzione mondiale, la armata rossa". Ma all'origine del risentimento "c'è sempre una ferita, un affronto, un trauma". Così "macera dentro di sé la vendetta che non può ancora realizzare, se ne imbeve. Fino a quando trabocca". Questo risentimento "ben custodito" "dà origine a una nuova forza, produce rivoluzioni, rivolte, rinascite". E per venti anni "Putin non ha fatto altro che questo, custodire, rafforzare, gettare sale su quella ferita".
Come Putin anche Zelensky che "prima dell'aggressione russa era un leader opaco, probabilmente un mediocre" nutre risentimento, per Putin che glielo ha imposto con l'invasione dell'Ucraina. "Lui ne ha fatto una strategia, un'arma efficace. L'aggressione, la indignazione e la rabbia che alzava tra gli ucraini, davano ordine e senso alla intricata storia comune tra Ucraina e Russia, la breve indipendenza spazzata via dai bolscevichi dopo la Prima guerra mondiale, le depredazioni del comunismo di guerra e la fame staliniana, e ora l'attacco brutale. Il risentimento si completa nel momento in cui diventa reciproco, si nutre l'uno dell'altro", conclude Quirico.