L'eccidio e l'incriminazione
Vladimir Putin "in ostaggio". Voci pesantissime: Bucha "condanna a morte" del leader russo?
Il macello continua. A Enerhodar, sede di una centrale nucleare nel sud dell'Ucraina, una manifestazione pacifica di cittadini è stata dispersa con arresti e deliberati omicidi dall'intervento dell'esercito russo. A Bucha, città a nord-ovest di Kiev appena liberata dall'occupazione, almeno 20 corpi in abiti civili sono stati trovati senza vita in strada. Uno di loro aveva le mani legate. Quotidianità di una guerra senza più barriere in cui si contano finora almeno 1325 civili uccisi tra i quali 120 bambini; realtà di un Paese in balia della ferocia di soldati ai quali evidentemente è stato dato l'ordine esplicito di uccidere, stuprare e ovviamente saccheggiare, come dimostra quel bazar segnalato dall'intelligence ucraina messo in piedi dall'esercito russo a Naroulia in Bielorussia dover si vendono gioielli, automobili, cosmetici, valute ecc.
Leggi anche: Ucraina, "genocidio a Bucha" ma per Mosca è tutto falso: "Provocazioni", chiesta una riunione urgente all'Onu
Gesta sufficienti per mandare il presidente russo Vladimir Putin di fronte a alla Corte penale internazionale, così come richiesto ieri dall'ex procuratore per i crimini di guerra Carla Dal Ponte. Secondo la magistrata svizzera che si è occupata tra le altre cose dei crimini in Ruanda e nell'ex Jugoslavia il mandato d'arresto «è l'unico strumento esistente che consente di arrestare l'autore di un crimine di guerra e portarlo davanti alla Corte penale internazionale». Non necessariamente Putin verrebbe messo in carcere, ha spiegato, «se rimane in Russia, non verrebbe mai arrestato. Ma sarebbe impossibile per lui lasciare il suo Paese e sarebbe un segnale forte che ha molti Stati contro di lui».
LA SBORNIA - A tutto questo si aggiunga che gli spazi per un'azione diplomatica si stanno assottigliando ogni giorno che passa con la Russia che accusa l'Europa di essere manovrata da Washington. Lo ha sottolineato ieri il solito portavoce del Cremlino Dimitri Peskov il quale ha avvertito che dialogo semmai ci sarà «quando gli europei si riprenderanno dalla sbornia da bourbon americano, e quando realizzeranno finalmente che dovranno prendersi cura del futuro del nostro continente, Europa o anche Eurasia». Ma tutto ciò, ha puntualizzato, non accadrà in una prospettiva di breve periodo, anche perché la guerra sembra ormai prendere strade che lasciano supporre che ci vorranno mesi prima che si arrivi a una qualche soluzione. Secondo Kiev tra l'altro Mosca avrebbe iniziato a mobilitare unità in Transnistria per condurre azioni in Ucraina. «È stato intensificato il lavoro per mobilitare unità di truppe russe con sede nel territorio della regione transnistria al confine con la Moldavia al fine di condurre provocazioni e svolgere minacciose azioni dimostrative contro l'Ucraina», ha affermato lo Stato maggiore, sottolineando che i movimenti di truppe sono finalizzati a «dare una dimostrazione di disponibilità per un'offensiva».
La Moldavia peraltro non conferma ma nel contempo è ormai certo che i soldati russi si stiano ritirando dalle aree attorno a Kiev e dalla città di Chernihiv, nel nord dell'Ucraina, non senza lasciare il terreno disseminato di mine come peraltro ha confermato Zelenski.
Almeno una trentina di centri sono stati liberati, tra i quali anche quello di Bucha dove sono stati trovati i 20 cadaveri. In un altro villaggio a nord della capitale è stato anche trovato il cadavere di Maksim Levin, fotografo e operatore video che lavorava per un sito web di notizie ucraino e collaboratore di lunga data di Reuters.
Le forze ucraine rivendicano di aver ripreso il controllo dell'intera regione di Kiev. Il ripiego russo però non lascia presagire nulla di buono in quanto è finalizzato a concentrare gli organici verso sud e ingaggiare quella che dovrebbe essere la battaglia decisiva per la presa del Donbass e di Mariupol, così come ha confermato il consigliere presidenziale ucraino OleksiyArestovych. Secondo l'intelligence britannica le forze russe si sarebbero ritirate anche dall'aeroporto di Gostomel vicino alla capitale ucraina Kiev, che è stato uno dei primi teatri di battaglia all'inizio del conflitto.
Leggi anche: Domenica In, Mara Venier sotto-choc: "Immagini troppo forti", la scelta della conduttrice. Un caso in Rai
CATORCI ARMATI - In vista degli scontri gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei hanno annunciato di voler fornire all'esercito ucraino un certo numero di carri armati. Tra questi ci sono anche 58 tank di produzione tedesca che Berlino ha promesso a Kiev. Non si tratta però certamente di nuovi o meno nuovi Leopard, molti dei quali non sono nemmeno operativi, ma di vecchi BMP-1 prodotti in Germania Est in epoca sovietica, riammodernati con il nome PbV-501, passati poi di mano dalla Svezia alla Repubblica Ceca. Dei ferri vecchi che secondo l'esperto militare tedesco Reinhard Wolski sono inutili se non addirittura controproducenti, non in grado di duellare ma perfettamente in grado di fornire false speranze all'esercito di Kiev. Di quelli "americani" ancora non si sa nulla, anche se si sa con certezza che non sono mezzi prodotti negli Stati Uniti e quindi dovrebbe trattarsi anche in questo caso di vecchi arnesi in uso in qualche Paese dell'est ora area Nato.