Chiamata alla leva
"Non verrete inviati al fronte". La trappola mortale di Sergei Shoigu, promessa e massacro; che fine fanno i soldati russi
Oltre 134 mila giovani russi saranno chiamati alla leva nei prossimi giorni. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu, ricomparso dopo giorni di "latitanza", ha spiegato che il numero è elevato ma comunque inferiore rispetto a quello dell’anno precedente. Poi ha precisato che i nuovi arruolati - tutti tra i 18 e i 27 anni - “non verranno inviati in nessun punto caldo”. Non in guerra insomma. Dunque dopo un primo periodo di servizio, saranno rispediti a casa come riservisti, una categoria dalla quale si attinge solo in casi di emergenza.
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La rassicurazione, come spiega il Fatto Quotidiano, si è resa necessaria dopo che i vertici del Cremlino il 9 marzo scorso hanno ammesso di aver inviato per sbaglio delle reclute a combattere in Ucraina. La leva in Russia è una questione seria: ogni anno circa 250 mila russi vengono chiamati a rispettare questo obbligo. E chi la evita commette un crimine punito con due anni di carcere o con 200 mila rubli di multa.
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Per i disertori e per chi abbandona il fucile sul campo, si batte a Berlino la Ong Pro Asyl, una delle più grandi organizzazioni di difesa dei diritti umani. I disertori dell'esercito russo, considerati dei criminali in patria, non possono essere nemmeno accolti dall'Unione europea perché non rispondono ai requisiti persecutori alla base dell'accoglienza. Ecco perché la Ong ha fatto un appello: "Germania e altri Paesi Ue devono accettare senza burocrazia queste persone in fuga dal servizio in guerra e fornire loro un permesso di soggiorno permanente".