Alla faccia delle sanzioni
Emmanuel Macron, via libera a Renault e Total: Occidente in fuga da Mosca, i francesi restano e riaprono
Gli Usa hanno lanciato per primi la guerra delle sanzioni contro la Russia. Tutta l'Europa si dice compatta, Italia in testa, anche a costo di rimetterci economicamente molto più di Washington, soprattutto sul piano dell'energia. Ma c'è chi sta in qualche modo svicolando dalla politica della rappresaglia economica e del boicottaggio dei mercati russi. Sorpresa: è la Francia del presidente Emmanuel Macron, tra i più attivi (a parole e al telefono) nel cercare una mediazione sulla guerra in Ucraina ma che nel silenzio generale sta dando l'ok a varie aziende transalpine a riaprire stabilimenti in Russia.
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Il caso più eclatante è quello di Renault, che ha annunciato la ripresa della produzione a Mosca. Ma la stessa politica è seguita da altri colossi come Total, Auchan, Decathlon e Leroy Merlin, che stanno continuando a mantenere solide reazioni con i mercati russi. C'è poi da considerare un dato non secondario: il governo francese, principale azionista di Renault con il 15% delle quote, appoggia la politica dell'azienda, che ha importanti legami con il settore automobilistico russo. Dal 2016, infatti, controlla il produttore automobilistico russo AvtoVAZ (di cui detiene il 67,6 per cento della società madre, Lada Auto Holding). La società è strategica nel mondo economico russo, visto che il partner di Renault è Rostec, impresa statale russa che ha come principale business quello della difesa ed è guidata da un oligarca ovviamente molto vicino al presidente Vladimir Putin. Ecco spiegato perché Renault non poteva restare fuori dal mercato russo (con 40mila dipendenti in tutto il Paese), anche a costo di deviare dalla politica di rigore imposta da Usa, Unione europea e Regno Unito.
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Importante anche la situazione di TotalEnergies, compagnia energetica che possiede il 19,4% della Novatek (che come ricorda Startmag.it è il maggiore produttore russo di gas liquefatto) e ha quote di rilievo anche in Yamal LNG e Arctic LNG 2. Non rinuncerà ai progetti in corso, a differenza delle compagnie petrolifere britanniche BP e Shell. Mentre l'Occidente fugge da Mosca per ridurla alla canna del gas, i francesi restano. E in alcuni casi, come Leroy Merlin, pensano addirittura di approfittare del "buco" di concorrenza per espandersi.