Il ruolo del presidente ucraino
Ucraina, da che pulpito arrivano le accuse di "putinismo" su Zelensky e la trattativa
Egregio direttore, mentre in occidente scioriniamo fiumi di parole, in Ucraina si muore. E la morte non discerne tra chi è l'invaso o l'invasore, in un fiume di orrore inaccettabile per noi che crediamo nei valori dell'atlantismo: libertà, democrazia, economia di mercato e Pace. Nelle guerre è sempre il popolo a pagare, come ha ricordato Papa Francesco. Sartre asseriva che «quando i ricchi fanno la guerra, sono gli innocenti e i poveri che pagano». Questa guerra è sulla pelle di un popolo a noi fratello, per la supremazia energetica e il riassetto geopolitico dei Paesi ricchi e armati che coinvolge l'Europa, ma anche Israele, l'Iran, il Venezuela, la Cina, gli Usa. In questa disperazione a pagare è il popolo ucraino depredato del diritto alla vita. Segue il popolo russo che sta subendo l'ignominia internazionale per decisioni prese sulla sua testa.
Infine il nostro popolo, già devastato da due anni di pandemia e ora trascinato in recessione per mancanza di scorte energetiche perché non siamo stati capaci di produrre un piano nazionale. C'è da chiedersi di chi sia la colpa di quelle 712 piattaforme di estrazione del gas ferme da anni nei nostri mari e chi ha guadagnato dall'approvvigionamento quasi esclusivo del gas russo. Non vorrei che prima o poi ce lo raccontasse Putin con nomi e cognomi che magari potrebbero sorprenderci. Detesto i sepolcri imbiancati che oggi additano gli avversari di putinismo, quando fino a 20 giorni fa la maggior parte dei partiti aveva rapporti con oligarchi russi che non a caso possiedono mezza Italia. Sono quindi solidale con Salvini sia per il coraggioso viaggio in Polonia sia per l'assurda etichetta che gli è stata addossata per una maglietta, mentre c'è chi era stipendiato dalla Russia. E mi preme sottolineare che Putin non è ascrivibile nell'area politica del centrodestra, ma è un già comunista. Siamo in balia delle decisioni dell'Ue a trazione francese e della Nato mentre avremmo potuto giocare il ruolo di mediatore.
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Italiano era l'inviato dell'Osce in Transistria e Moldavia, l'ex ministro Franco Frattini, e italiano è l'unico ex premier, Berlusconi, che è riuscito a garantire dieci anni di pace mettendo allo stesso tavolo Stati Uniti e Russia. Come ricordava il compianto Antonio Martino, «la Russia sarebbe stata utilissima se inserita in un'organizzazione per la sicurezza». E oggi non parleremmo di guerra ma di uno sconfinato mercato interno, con un interscambio perfetto tra know how europeo e materie prime russe. Quindi sì all'Ucraina, ma anche alla Russia nell'Ue. Come alleanza atlantica abbiamo una colpa sopra tutte: non abbiamo voluto capire che Putin fosse senz' anima. Pertanto il mio cuore sta senza se e senza ma con il coraggioso popolo ucraino, ma non mi sottraggo alla verità che è la prima vittima della guerra: evitiamo nuovi Dei.
Qualunque concessione farà il presidente Zelensky a Putin, forse doveva farla prima per evitare il calvario al suo popolo. Al suo posto non avrei portato la mia povera gente in guerra e, se nei suoi discorsi ai parlamenti fosse previsto il contraddittorio, gli chiederei se è stata usata tutta la diplomazia possibile per evitare un massacro annunciato. Servivano tanti morti innocenti per tornare alla partenza? Il presidente ucraino avrebbe dovuto scongiurare tanta sofferenza, il suo popolo è disperato mentre lui è in onda multimediale. Di Martin Luther King non si ricordi solo l'I have a dream ma anche «le nostre vite cominciano a finire, il giorno in cui stiamo zitti, di fronte alle cose che contano».