Solidarietà a parole
L'Ucraina lasciata sola e tradita da Usa, Nato ed Europa. La nostra vergogna: sacrificano Kiev per calcolo
Quante cose si imparano alle elementari. Dalla memoria del sussidiario sono rispuntati come una freccia che buca il cuore questi versi contro la viltà di Giuseppe Giusti (1809-1850), amatissimi da Alessandro Manzoni. «Fingi che quattro mi bastonin qui / E lì ci sien dugento a dire: ohibò!/ Senza scrollarsi o muoversi di lì; / E poi sappimi dir come starò / Con quattro indiavolati afar di sì / Con dugento citrulli a dir di no». Ehi, qualcuno mi spiega che differenza c'è tra questa scena di pestaggio e vigliaccheria e quanto sta accadendo all'Ucraina? Tutti a far crocchio indignato ma assai prudente intorno alla guerra, tenendosene fuori dopo averla attizzata. Dice il segretario generale della Nato, l'ex primo ministro norvegese Jens Stoltenberg: «Solidarietà all'Ucraina. La Russia non attaccherà l'Europa. Non abbiamo né piani né intenzioni di dispiegare le truppe in Ucraina».
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PESO SULLA COSCIENZA
Pura saggezza, e chi oserebbe dire il contrario? Ma allora perché i leader occidentali dovrebbero avere un leggero peso sulla coscienza? Dai che lo sappiamo. Accidenti! L'Occidente ha lasciato sola l'Ucraina. A chiacchiere restiamo suoi formidabili sostenitori. Piangiamo davanti alle immagini, come da copione, le lacrime del coccodrillo. L'Orso russo la sta sbranando, ma non è stata la volontà di potenza dello Zar Putin a far spargere il sangue degli innocenti e gettare nella disperazione milioni di persone, bensì un calcolo preciso, meticoloso, funzionale a qualunque cosa abbiano in mente per il futuro gli strateghi che ruotano intorno alla Casa Bianca e al Pentagono per riposizionare gli Usa come dominatori del mondo. Di certo questa strategia prevedeva il sacrificio dell'Ucraina. Succede. La storia è piena, sin dalla guerra del Peloponneso, di potenti che giocano coi deboli. Non ci importerebbe nulla, sarebbe un esercizio da risiko in salotto, se dietro questo nome ci fosse uno Stato e basta. Nascono e muoiono, dall'Urss e dalla Yugoslavia ne sono saltati fuori una trentina, come fosse il parto in una conigliera. Ci interessa di quei piccolini con le strisce di lacrime sulle guance, accanto alle mamme in ginocchio, e la speranza di non essere schiacciati.
Altro che geopolitica. Al diavolo proprio, perché se essa va come sta andando, l'Ucraina non è la sola pedina sacrificabile. C'è l'Italia e c'è la Germania in testa alla lista dei paesi cui tagliare le unghie, rendendo impossibile dopo l'orrenda prova che ha dato di sé Putin, qualsiasi accordo che salti a piè pari i rapporti privilegiati di Berlino e Roma con Washington e riconosca in Mosca, e nella ricchezza delle sue materie prime e la facilità di trasporto di esse, la chiave di un futuro prospero. Sogni. Quanto accaduto in questi giorni e sta accadendo in queste ore illumina un presente schifoso, ma lascia intuire la fosca strategia di medio e lungo periodo americana. Affrontare la Cina avendo l'Europa come satellite quieto e ricattabile dal punto di vista militare ed energetico. Se ci fosse solidarietà atlantica gli Usa avrebbero dovuto istantaneamente firmare contratti a prezzo calmierato per dare a Italia e Germania (la Francia è tranquilla: ha il nucleare) petrolio e gas liquefatto di cui l'America stra-abbonda. Niente di tutto questo: ci dice Biden che dobbiamo accontentarci di avere una Nato forte e compatta, visto che per la paura persino Svezia e Finlandia si sono prenotate per parteciparvi. Sarebbe così semplice e necessario studiare insieme tra potenze per fissare i criteri di una reciproca sicurezza. Invece, dinanzi alle richieste di chiarire lo status dell'Ucrainachiedendone la neutralità - si è risposto picche, ma in una maniera tale da far giocare l'asso all'avversario. La teoria dei giochi non è una faccenda da perdigiorno che vogliono sbancare i casino. È materia scientifica, sono stati consegnati Nobel nel 2005 a studiosi del ramo (Robert J. Aumann e Thomas C. Schelling).
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Da cultori dilettanti, possiamo tranquillamente affermare che Biden e la Nato - con l'Unione europea al seguito - hanno giocato a perdere. Anzi a far perdere l'Ucraina. Davanti a un competitor che è disposto a puntare tutto come Putin, dichiarando che questa partita è vitale, dall'altra parte si è detto di no (posizione dura), nel contempo si è negata qualsiasi possibilità di intervento sul campo per tutelare l'integrità del Paese dichiarato amico e intoccabile (posizione di resa). Se assicuri l'avversario che ti limiterai a passare panini imbottiti e qualche fucile al Paese oggetto di contesa, significa che hai deciso di regalarlo. Pare che gli strateghi americani stiano accarezzando l'ipotesi di trasformare l'Ucraina in un Vietnam per i russi, armando clandestinamente la resistenza. Un altro Vietnam senza però morti americani né europei. I russi non hanno avuto bisogno di capirlo, glielo abbiamo detto ufficialmente: nessun occidentale è disponibile a sacrificare una goccia di sangue dei suoi figli per Kiev o per Odessa e neppure per Lviv. I russi sì, gli ucraini sì. Vuol dire lasciare agli ucraini la scelta gloriosa del massacro. Per favore no. Niente guerra, né su campo aperto né per interposta resistenza. Gli americani ci provarono in Nicaragua con i contras: finì malissimo. Basta così. Ora Putin si dice disposto a trattare. Non chiudiamo le porte. Posso confessare uno stato d'animo? Da insignificante suddito periferico dell'impero americano con tutti i suoi alleati, mi vergogno, vorrei che si alzasse un leader italiano a ribaltare il tavolo da gioco dove Usa, Nato e un'impotente Ue hanno condannato l'Ucraina a farsi sbranare dall'Orso russo dopo averlo aizzato. E ancora adesso, dinanzi all'evidenza della sciagura, invece di chiedere una capitolazione ordinata e andare a trattare ai massimi livelli, ci si ostina a illudere la popolazione, a chiederle di resistere.
ERRORE BLU
Siamo davanti al tradimento dell'Occidente, e bisogna farci i conti. Non è un'opinione, è un errore blu sul quaderno della storia che peserà sulla nostra coscienza, ma anche sulle nostre chance di una vita serena per noi e i nostri figli e nipoti. Senza accordi che salvaguardino l'essenziale (sicurezza, energia, libertà) la guerra non è più un'ipotesi del terzo tipo. Con le bombe o con la privazione del carburante per accendere i fornelli e gli altoforni. Occorre la fantasia dei senza potere per cambiare le cose. Sarà un caso, ma le aperture di Putin avvengono dopo che papa Francesco ha provato a spezzare il destino tragico che abbiamo assegnato agli ucraini. Rovesciando le consuetudini diplomatiche non ha fatto convocare per una reprimenda l'ambasciatore russo presso la segreteria di Stato. Come un pellegrino-mendicante, come uno di quei santi pazzi che ricorrono nei romanzi di Dostoevskij, ha bussato alla porta dell'ambasciata russa presso la Santa Sede, in via Conciliazione. È entrato. Ufficialmente «ha manifestato preoccupazione». Una fonte ci dice che si è inginocchiato.