La regione ribelle
Donbass? Miniere, coloni russi e l'ombra del Kgb: perché Vladimir Putin vuole quel territorio
Donbas in ucraino con una sola esse finale o Donbass in russo con due esse, il termine ha circa un secolo. È infatti negli anni '20 del XX secolo che il termine "Donetsky Bassein" creato dall'ingegnere minerario Yevgraf Kovalevskyi, per delimitare i depositi di carbone nel bacino del fiume Siverskyi Donets. Sono 500 chilometri di lunghezza e 60.000 Km2 di area tra i fiumi Dnipro e Don, tra gli oblast ucraini di Dnipropetrovsk, Kharkiv, Donetsk e Lugansk e quello russo di Rostov. Non appartenente alla Rus di Kiev, l'area era abitata da nomadi, attratti dall'abbondanza di pesce, frutta e selvaggina. Nel 1240 l'invasione mongola distrugge lo Stato della Rus, e le sue aree di influenza culturale si dividono tra quelle sotto il controllo degli stessi mongoli, quelle che per salvarsi si mettono sotto la Polonia e quelle che passano sotto la Lituania: le future Russia, Ucraina e Bielorussia. Popolato da servi della gleba fuggiaschi, il Donbass diventa un territorio cuscinetto tra la Confederazione Polacco-Lituana, il Khanato di Crimea e il Granducato di Mosca. Sono i Cosacchi Zaporogi, che l'identità ucraina colloca nel proprio albero genealogico. Dal '600 l'area finisce sotto l'Impero Russo, che nel '700 favorisce la formazione di una popolazione stanziale. Secondo il censimento del 1897, in maggioranza contadini di lingua ucraina.
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L'ORO FOSSILE
Nel 1720 sono stati però scoperti giacimenti di carbone. Nel 1795 Caterina la Grande ha invitato nella zona l'industriale britannico Charles Gascoigne, che crea a Lugansk una fonderia. Nel 1869 il tutto è sviluppato nel più grande complesso siderurgico dell'Impero dal gallese John Hughes. Attorno si sviluppa una nuova città che in suo onore viene chiamata Yuzivka, città di Hughes. Verrà poi ribattezzata Stalino, e nel 1961 Donetsk. Nel 1892 l'80% dei lavoratori di Yuzivka è costituito da nuovi arrivati provenienti dalla provincia di Mosca. Ma restano ucraine le campagne. Nel periodo staliniano una gran parte dei contadini ucraini muore nel genocidio per fame provocato dalle politiche del regime. Il famigerato Holodomor, che secondo le stime avrebbe fatto da un minimo di 1,5 a un massimo di 10 milioni di vittime. Nel contempo il regime sovietico manda anche a lavorare nelle miniere di carbone 3 milioni di persone da tutto il Paese: in maggioranza detenuti, che ricevono uno sconto di pena e restano in zona a rafforzarne la componente russofona.
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Secondo il censimento del 2011, il 74,9% degli abitanti dell'Oblast di Donetsk e il 68,8% di quello di Lugansk parla russo, ma secondo lo stesso censimento il 56,9% degli abitanti dell'Oblast di Donestsk e il 58% di quelli di Lugansk si dichiara ucraino. Effetto di un processo di russificazione linguistica favorito dall'industrializzazione, e che mescola molto le carte. Sulla fine del periodo sovietico, i comitati dei minatori in sciopero del Donbass si alleano al movimento nazionalista ucraino Rukh, e al referendum del primo dicembre 1991 il sì all'indipendenza prende l'83,86% a Lugansk e il 76,85% a Donetsk. Meno del 90,32 di tutta l'Ucraina, ma molto più che il 54,19 della Crimea o il 57,07 di Sebastopoli. Però alle elezioni del 28 ottobre 2012 il Partito delle Regioni di Viktor Yanukovych prende il 65,09% dei voti nel Donestk e il 57,06% a Lugansk: i due oblast dove è più forte, anche più del 52,34% della Crimea. Sono le tre zone dove è andato oltre la metà dei voti, e dove la Russia agisce dopo che il filo-russo Yabukovych è cacciato dal moto di Euromaidan. La Crimea è annessa, e il 6 aprile vengono proclamate le due Repubbliche Popolari di Lugansk e Donestks, che ora Putin ha riconosciuto. Occupano la gran parte dei due oblast, ma non tutti: sotto il controllo dei separatisti stanno 1,5 dei 2,1 milioni di abitanti del Lugansk e 2,3 dei 4,1 milioni di abitanti del Donetsk. Secondo la narrazione pro-Mosca, la secessione è arrivata per via della "oppressione" dei russofoni del nazionalismo ucraino del nuovo potere di Euromaidan. Secondo la narrazione pro-Kiev, i Servizi russi hanno utilizzato infiltrati e sfruttato reti mafiose che erano rimaste dai tempi dei detenuti deportati e che si erano abituate a collaborare col potere sovietico e post-sovietico.