Sinistra muta
Francia, "sporco neg***": africano e sta con Zemmour, preso a sprangate dagli antirazzisti
Da dicembre, è ricoperto di insulti - «sporco negro» - oggetto di minacce di morte - «lo giuro su Allah, ti decapiterò» - e nei messaggi privati, sui social, gli scrivono che sanno dove abita e che prima o poi farà una brutta fine. La sua colpa? Essere di origini africane e sostenere Éric Zemmour, il candidato della destra identitaria francese alle presidenziali di aprile e presidente del partito Reconquête. Tanguy David è uno studente di giurisprudenza di diciotto anni, nato in Normandia da un padre operario e una madre funzionaria pubblica, che da quando ha deciso di militare per Zemmour, entrando a far parte della sua squadra, ha visto la sua vita sconvolta: perché un nero, per la gauche francese e per le associazioni antifasciste, non può essere di destra.
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«Alcuni dichiarano di aver trovato il mio indirizzo. Ho sporto denuncia e vivo sotto protezione», ha rivelato lo studente, affermando di aver ricevuto dai diecimila ai quindicimila messaggi di odio dallo scorso dicembre, quando ha partecipato al primo meeting di campagna di Zemmour a Villepinte. Giovedì, sul suo account Twitter, ha riportato l'ultimo episodio che lo ha visto protagonista: un'aggressione da parte di un gruppuscolo di antifascisti mentre partecipava alla manifestazione degli insegnanti contro il nuovo protocollo sanitario del governo. L'intervento della polizia è stato necessario per evitare il peggio.
I SOLITI "ANTIFASCISTI"
«Sono appena stato aggredito da alcuni militanti antifascisti a Parigi. Sono stato rapidamente esfiltrato e ora mi trovo in sicurezza», ha raccontato Tanguy David sul suo account, prima di aggiungere: «L'ho sempre detto: gli "antifa" sono gruppuscoli violenti e talvolta armati, che considero dei terroristi dell'interno perché pronti a tutto pur di sbarazzarsi di quelli che non la pensano come loro. Lo Stato deve trattare questi individui come tali». Il giovane collaboratore di Zemmour ha detto che non abbasserà certo lo sguardo dinanzi a questi facinorosi che giocano a fare gli antifascisti e gli antirazzisti, ma sono i primi a macchiarsi di comportamenti che vanno nella direzione opposta. «Queste persone si considerano "antirazziste": ma sono i più grandi razzisti della nostra epoca. Ciò che è accaduto questo pomeriggio lo dimostra ampiamente», ha commentato Tanguy David. Oggi membro del polo comunicazione di Zemmour, il giovane normanno non aveva mai pensato alla politica prima dell'avvento dello scrittore e firma storica del Figaro sulla scena politica. «Éric Zemmour ha provocato in me un sussulto, la voglia di impegnarmi a tempo pieno per la Francia», ha dichiarato.
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I problemi, per questo studente di giurisprudenza, erano già iniziati al liceo, quando aveva manifestato la sua vicinanza alle idee di Donald Trump e la sua ammirazione per Vladimir Putin. «Sono stato spedito dallo psicologo col pretesto che "non era normale"», ha raccontato su Twitter. La situazione è peggiorata quando il 5 dicembre, al Palazzo delle Esposizioni di Villepinte, è apparso dietro il pulpito da cui Zemmour ha lanciato la sua «riconquista della Francia». Dairing Tia, influencer francese da migliaia di followers e militante di Black Lives Matter, lo ha definito il «nero di servizio» di Zemmour, aggiungendo che «sostenere un razzista quando sei nero è veramente troppo». Attacco deplorevole a cui Tanguy David ha risposto con queste parole: «Il "nero dietro Zemmour" ero io. E ne vado fiero. Che fervore, che atmosfera, Éric Zemmour è stato grandioso. Quelli che sono infastiditi dalla mia presenza possono andarsene da qui, la Francia può fare a meno di loro». Sotto protezione da parte della polizia, "reo" di appoggiare Zemmour, Tanguy David non ha comunque alcuna intenzione di mollare, nonostante le numerose minace di morte e le intimidazioni da parte dell'ultrasinistra. Fosse stato un sostenitore di Mélenchon, leader della gauche giacobina, avremmo letto ovunque appelli di sostegno e messaggi di solidarietà. Lo è invece di Zemmour, e dunque la sinistra "antirazzista" non apre bocca.